Undici i soldati morti nell’attentato contro l’Accademia militare afghana a Kabul che è stato rivendicato dallo Stato islamico. E’ il terzo attentato in dieci giorni nella città, dopo quello contro un hotel il 20 gennaio e dopo l’esplosione di un’ambulanza sabato nel centro, senza contare l’attacco a Save The Children a Jalalabad. La presidenza aveva decretato per lunedì una giornata festiva, per “occuparsi delle vittime” del massacro avvenuto sabato, in cui sono morte 100 persone e altre 235 sono rimaste ferite. L’attacco, rivendicato dai talebani, è stato uno dei peggiori negli ultimi anni nella città. Solo una settimana prima era stato attaccato l’hotel Intercontinental, dove erano morte almeno 22 persone, tra cui 14 stranieri.
L’allerta da una decina di giorni resta massima, secondo varie fonti di sicurezza occidentali, che temono nuovi attacchi. Gli stranieri sono stati in particolare presi di mira dalle minacce, così come i luoghi che essi frequentano e la maggior parte delle ambasciate e delle istituzioni internazionali, che sono stati messi in ‘lockdown’ o sottoposti a forti misure di sicurezza e restrizioni. Nell’ultimo attacco a Kabul, il bilancio fornito dal ministero della Difesa parla di 11 persone uccise e 16 ferite. L’Isis e i talebani hanno aumentato la loro offensiva negli ultimi giorni, ed è stato proprio lo Stato islamico a rivendicare l’attentato tramite il suo servizio di propaganda Amaq, via Telegram.
Un portavoce del ministero ha precisato che due kamikaze si sono fatti esplodere, altri due sono stati uccisi dalle forze di sicurezza, uno è stato arrestato. Il bersaglio è stato l’Accademia militare afghana Maresciallo Marshall Fahim, estesa struttura di 40 ettari a ovest di Kabul. Essa era già stata colpita da un attacco nell’ottobre scorso, quando 15 giovani reclute erano morte a causa di un kamikaze che a piedi si era lanciato contro il pullman su cui esse stavano lasciando l’accademia. In condizioni di normalità, spiega un insegnante, nell’accademia si trovano almeno 4mila persone, ma oggi il numero era molto inferiore perché la giornata era stata dichiarata di festa.