Ieri sera è partito il primo volo dell’Aeronautica Militare da Kabul, iniziando così il piano di evacuazione messo a punto dalla Difesa nel contesto dell’operazione denominata “Aquila Omnia”. “Quello partito è il primo dei voli che nei prossimi giorni continueranno a decollare da Kabul per il rimpatrio dei nostri connazionali e dei collaboratori afghani“. Lo ha detto il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio allo speciale Afghanistan su Radio1. Cosi come succede con le altre ambasciate straniere, in Afghanistan “rimarrà un presidio diplomatico, un rappresentante del corpo diplomatico resterà e seguirà il protocollo di tutti gli altri paesi, garantendo un presidio diplomatico nell’aeroporto di Kabul”. “Inoltre da Roma rafforzeremo il supporto”, poi è “chiaro che vedremo anche l’evolversi della situazione e decideremo come rimodulare il dispositivo”, afferma il titolare della Farnesina.
Cronaca di una giornata che ha segnato la disfatta dell’Occidente
Sul palazzo presidenziale ora sventola la bandiera talebana, bianca con la shahada, la scritta in arabo della testimonianza su Dio: “Testimonio che non c’e’ nessun dio, al di fuori di Dio e testimonio che Maometto e’ il profeta di Dio“. L’Afghanistan tornera’ al nome precedente all’arrivo degli americani nel 2001: Emirato Islamico dell’Afghanistan.
“Il nostro paese e’ stato liberato e i mujaheddin hanno vinto in Afghanistan”, ha detto un miliziano ad Al Jazeera dal palazzo. I combattenti hanno mostrato ai giornalisti le loro armi in un tour dell’edificio, che e’ stato preso dopo che il presidente Ashraf Ghani e’ fuggito dal paese. Il portavoce dell’ufficio politico dei talebani ha detto alla TV Al-Jazeera che la guerra e’ finita in Afghanistan e che il tipo di governo e la forma del regime saranno presto chiari. “Assicuriamo a tutti che garantiremo la sicurezza dei cittadini e delle missioni diplomatiche. Siamo pronti ad avere un dialogo con tutte le figure afghane e garantiremo loro la protezione necessaria”, ha detto il portavoce Mohammad Naeem alla tv con sede in Qatar.
A guidare la prima fase sara’ il Mullah Abdul Ghani Baradar. E’ uno dei negoziatori di Doha e a Kabul avra’ l’incarico di leader ad interim dell’Afghanistan dopo il passaggio di consegne dal governo afghano esistente.
La grande fuga. “Hanno vinto, ora i talebani tutelino gli afghani”. L’ex presidente dell’Afghanistan, Ashraf Ghani spiega in un messaggio su Facebook di essere fuggito “per evitare un massacro” a cominciare dalla capitale Kabul. Ghani, sua moglie, il capo dello staff e il consigliere per la sicurezza nazionale sono arrivati a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan. La fuga di Ghani ha accelerato la caduta di Kabul. Nella capitale si e’ innescato il caos. In diverse zone sono stati sentiti spari, in periferia si registrano piu’ di 40 feriti negli scontri. La strada per l’aeroporto si e’ rapidamente bloccata visto che la struttura e’ il solo modo per lasciare il Paese. Chiuse le ambasciate ed evacuati i diplomatici di parecchi Paesi, Usa e Gran Bretagna in testa.
Timide iniziative della CI. Alle 10 di questa mattina, ora di New York, si riunira’ il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il primo ministro britannico, Boris Johnson, aveva parlato con il segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, e con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e aveva chiesto una rapida convocazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e del Consiglio Nord Atlantico. Il premier britannico, in un’intervista in tv ha sottolineato che la decisione degli Stati Uniti di ritirare le truppe “ha accelerato” l’attuale evolversi della situazione, parlando di una “situazione sempre piu’ difficile”.
La Cina intanto resta alla finestra. Non meglio precisati “esperti cinesi” hanno spiegato al Globale Times che Pechino non mandera’ militari cinesi a colmare il vuoto lasciato dagli Usa. Al piu’, dicono, la Cina potra’ “collaborare alla ricostruzione una volta che la situazione si sara’ stabilizzata”.
Caos all’Aeroporto di Kabul. Scene di caos all’aeroporto di Kabul, la gente sembra impazzita, è un fuggi, fuggi generale. Procedure d’imbarco prese d’assalto così come anche gli aerei presenti in pista. “La sala partenze si è trasformata nel caos dopo che la gente ha detto che le carte d’imbarco venivano stampate segretamente per i funzionari e le persone di alto profilo che si sono presentate all’aeroporto”, ha raccontato un testimone alla Bbc. “Ho visto tre ex parlamentari, alcuni viceministri e alcune celebrità fare la fila. Alcuni non avevano nemmeno una prenotazione. Abbiamo aspettato per quasi otto ore, fino a quando il personale dell’aeroporto ha iniziato a lasciare i loro banchi: prima i banchi del check-in e poi i banchi della migrazione e dei passaporti. Alcuni sono fuggiti dall’aeroporto e alcuni si sono precipitati verso i cancelli”. Le porte di vetro che separano l’edificio dalla pista sono in frantumi, e così “la gente è corsa verso l’ultimo aereo, poi ancora un altro volo sul quale la gente ha iniziato a salire. La gente era scioccata e non sapeva cosa fare, correndo da un aereo all’altro”. “Per impedire alle persone di entrare in aeroporto, le guardie hanno aperto il fuoco in aria. Quando stavo uscendo, c’era un ragazzo che sparava in aria. A pochi minuti di distanza, sulla strada dell’aeroporto, ho visto diversi veicoli della polizia lasciati soli sulla strada con le porte aperte. Sento ancora sporadici spari ed elicotteri”, continua il racconto del testimone.
L’assalto agli aerei