Secondo quanto riportato dall’agenzia Nova, la Cina ha firmato 16 accordi di libero scambio con 24 altri paesi e regioni nel corso del 2017, stando alle informazioni diffuse questa settimana in occasione della Conferenza nazionale sul business. Nel corso dell’anno il paese ha approvato al realizzazione di nuove zone di libero scambio (Free trade zones, Ftz) ed avviato i relativi studi di fattibilità.
Zhang Shaogang, direttore generale del dipartimento per il Commercio internazionale e gli affari economici del ministero del Commercio cinese, ha dichiarato che le autorità stanno già’ discutendo la realizzazione di altre 10 Free trade zones per il 2018, mentre un’altra decina è oggetto di studi di fattibilità. Pechino, ha spiegato il funzionario, sta preparando un nuovo round di colloqui sull’Accordo di libero scambio Asia-Pacifico (Apta) per l’adozione di standard commerciali comuni nell’ambito del progetto della nuova Via della seta.
Zhang ha anche citato i progressi dei negoziati per il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep): il progetto di un accordo regionale di libero scambio che dovrebbe riunire i 10 paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean) e sei Stati con cui ad oggi quell’organizzazione ha già in essere accordi commerciali di varia natura: Australia, Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda. I negoziati per l’istituzione del Rcep sono stati lanciati formalmente nel novembre 2012, in occasione del summit annuale dell’Asean che quell’anno si è tenuto in Cambogia. Ad oggi, i potenziali membri dell’accordo rappresentano una popolazione complessiva di 3,4 miliardi di persone e un prodotto interno lordo (pil) di 49,5 mila miliardi di dollari, pari a quasi il 40 per cento del pil mondiale: una quota che per oltre la metà è costituita dai pil combinati di India e Cina.
La “nuova Via della Seta” è l’ambizioso progetto attraverso cui Pechino mira a creare solidi rapporti industriali con i paesi che saranno coinvolti. Lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, l’iniziativa One Belt One Road (Obor) punta a creare una rete di infrastrutture di trasporto, di comunicazione e di scambio che coinvolge al momento 64 paesi oltre alla Cina – circa 4,5 miliardi di persone -, su un’area che si estende fra Asia, Europa e Africa.
L’obiettivo di Pechino è completare il tracciato principale entro il 2049; a sostegno del progetto ci sono attualmente tre istituzioni finanziatrici, capeggiate dalla Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), una banca multilaterale a cui hanno aderito finora quasi 100 paesi. I progetti ammessi al finanziamento nell’ambito del progetto Obor aprono enormi opportunità di business nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia, oltre che in settori trasversali.