(di John Blackeye) Dopo l’ultima passerella elettorale in tv dove venivano annunciate con cautela le prime riaperture ed il ritorno ad una vita quasi normale, si sperava che il Governo fornisse anche le istruzioni per l’uso per il passaggio alla fase due. Cioè, l’esternazione del presidente Conte in tv era stata così priva di ogni dettaglio che si aspettavano comunicazioni successive per capire cosa fare per ritornare a svolgere, anche se parzialmente, la vita di prima. Ma evidentemente in Italia dobbiamo portarci dietro una tradizione infausta che è quella di fare le cose a metà.
Pendolari e mamme hanno atteso per giorni delle risposte che non sono arrivate mai e qui si è capito che la riapertura parziale, dettata dall’economia e dalla finanza in un momento in cui i contagi giornalieri in Italia contano ancora circa duemila persone infettate ogni 24 ore, avverrà in un clima di sbando totale.
Si salvi chi può oppure arrangiatevi, questo deve essere stata la risposta mai data dalle centinaia di esperti, spuntati dal nulla, alla domanda di chi si chiedeva come gestire il trasporto regionale e i bambini a casa che non vanno a scuola mentre i genitori tornano a lavoro.
Per quanto riguarda i trasporti, nella conferenza stampa di ieri, il dott. Borrelli, della Protezione Civile, ha fatto una affermazione tanto catastrofica quanto grottesca: “Per i trasporti, se vengono rispettate le distanze, non ci sono problemi”. “Bravo, anche mio nonno se c’aveva le rote era un treno” mi rispondeva spesso un saggio anziano della provincia laziale quando gli si prospettavano soluzioni inattuabili.
Il trasporto regionale lombardo, laziale, campano, è fatto di milioni di italiani che prendono il treno nella stessa fascia oraria del mattino e della sera. Milioni di lavoratori, a cui si aggiungono centinaia di “migranti” fuori controllo che si muovono nelle direzioni delle grandi città. Così, lunedì quattro maggio, si presenteranno sui marciapiedi di tutte le stazioni ferroviarie italiane milioni di lavoratori senza alcun tipo di precauzione sanitaria. La geniale trovata degli esperti è stata quella di segnare i posti sui mezzi pubblici con degli indicatori che ti segnalano dove puoi sederti in sicurezza rispettando il distanziamento sociale. Ma questo non serve assolutamente a nulla se si considera che i treni pendolari sono normalmente dei carri bestiame in cui salgono, di norma, passeggeri che si fanno spazio a spintoni, tra urla ed imprecazioni – e questo accade nel vero senso della parola – per occupare, in piedi e poggiati l’uno sull’altro, l’unico spazio disponibile per rimanere immobili fino a destinazione. Non c’è aria, non c’è spazio, non c’è controllo e la soluzione individuata dai super esperti sarebbe quella di indicare gli spazi da occupare o da lasciare liberi? Bene, facevano prima a dire: “si salvi chi può, arrangiatevi”.
Le mamme e i papà che sino ad ora sono riusciti a gestire l’emergenza “scuole chiuse” tenendo i figli in casa con loro, dal quattro maggio saranno chiamati a correre ai ripari. Il problema è che anche in questo caso il grosso problema della gestione dei figli a scuole chiuse è stato fatto ricadere totalmente sulle spalle delle famiglie. Una specifica domanda posta al Presidente del Consiglio Conte sulla questione, al termine della conferenza stampa elettorale tenuta nell’ultima occasione, ha procurato una risposta propagandistica sulle nuove assunzioni degli insegnanti e sui problemi della scuola ma nessun dettaglio sulla soluzione dei problemi reali della gestione dei figli, tant’è che la giornalista è rimasta senza parole e senza risposta.
La percezione, pertanto, ma si ipotizza una realtà ancora peggiore, è che davvero il Governo stia brancolando nel buio e quella fiducia che gli era stata accordata nella fase di chiusura, dove tutti gli italiani avevano diligentemente rispettato le disposizioni di sicurezza, è andata a farsi benedire con l’ultimo intervento. Conte ha detto che si è assunto delle responsabilità, all’inizio dell’ultima conferenza stampa, peccato però che quella responsabilità sia legata ad un rischio che riguarda il contagio di milioni di italiani che in nome della ripresa economica potrebbero essere sacrificati sull’altare dell’interesse collettivo. Se altre famiglie piangeranno morti che andranno a far parte dei tanti numeri statistici senza nemmeno una foto su una lapide, è un problema degli italiani, non del Governo. Bisogna ripartire e pazienza se non tutte le ciambelle vengono col buco, non si possono risolvere tutti i problemi: pendolari e famiglie si arrangino. Avanti in ordine sparso e poi vedremo.