Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato è intervenuto ad un convegno sullo smart working al Forum sulla Pubblica Amministrazione in corso a Roma.
Nella pubblica amministrazione ci sono cinque criticità che rendono difficili le trasformazioni possibili con le tecnologie digitali:
- l’approccio formalistico testimoniato ora da una circolare di 25 pagine e 40 adempimenti sul ‘lavoro agile’;
- il blocco della spesa per formazione;
- l’invecchiamento da 43 a 51 anni dell’età media negli ultimi 15 anni;
- la vecchia segmentazione dei profili professionali;
- l’assenza del ‘buon datore di lavoro’ e il potere di veto dei sindacati”.
Siamo in presenza di un cambiamento senza precedenti: è finita davvero la seconda rivoluzione industriale, tuttavia la terza non ha influito sulla contrattazione, ma ci auguriamo che cominci ora con le tecnologie. Riferendosi allo smart working, Sacconi ha ricordato come ”la norma non parla solo di lavoro da remoto e del superamento della postazione fissa: sottolinea anche che il lavoro possa essere svolto per obiettivi. Cambia il modo di lavorare e di produrre ma questa nuova disciplina deve conciliarsi con i fattori del ‘900 come ad esempio l’orario di lavoro. Si tratta di regolare quel tipo di prestazione, può indicare i luoghi nei quali si può svolgere, indica il potere di controllo del datore di lavoro e prevede, per la prima volta la possibilità, per il lavoratore, di ‘disconnettersi’ dal lavoro stesso, viene, inoltre, introdotto, il diritto all’apprendimento continuo.