Giulio Andreotti, uomo politico italiano fra i più conosciuti, amati ma anche fortemente discussi, è nato a Roma il 14 gennaio 1919. Raccontare la vita del politico e statista italiano è davvero impossibile sia per il lungo periodo, sia per il peso e la quantità di esperienza che può vantare. Ha praticamente dominato la scena politica degli ultimi cinquant’anni del ventesimo secolo: sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte delle Finanze, del Bilancio e dell’Industria, una volta ministro del Tesoro e una ministro dell’Interno, sempre in Parlamento dal 1945, ma mai segretario della Dc.
Voi penserete sulla nostra scelta editoriale di ricordare Andreotti. Oggi scorrendo le notizie mi è balzata agli occhi anche questa. Da piccolo e poi da adolescente ricordo questa figura, di cui tutti parlavano e di cui tutti nutrivano un rispetto smisurato se comparato al rispetto e al riferimento che fa oggi l’opinione pubblica dei politici.
Quindi, ricordare un uomo semplice all’apparenza ma di finissima intelligenza e di grande cultura, è solo una questione di storia, perchè lui al suo tempo ha fatto la storia. Rispettato in Italia e all’estero sapeva gestire anche i casi più scottanti, per i quali è stato più volte chiamato dai Giudici a riferire e testimoniare. Non è da trascurare tuttavia che a quei tempi, senza alcun vincolo ai bilanci dello Stato era più semplice gestire la “cosa pubblica”. Gran parte del debito pubblico di oggi deriva proprio dalle politiche di quegli anni. Politiche economiche espansive, dove i concorsi pubblici uscivano uno dopo l’altro. Vero è che i soldi arrivavano anche dagli Usa e molti dicono anche dalla ex Unione Sovietica. Tutti in quel periodo temevano che il Partito Comunista Italiano potesse vincere le elezioni politiche. I Paesi della Nato non avrebbero potuto digerire un Italia comunista al centro del mediterraneo e totalmente asservita all’Unione Sovietica, negli anni della guerra fredda. Per questo ed altri motivi i soldi entravano in Italia “sottobanco” sia dagli Usa sia dall’Urss.
Comunque va detto che Andreotti nel periodo storico che ha vissuto ha costituito la parte più alta dell’intelligenza politica italiana e poi….ci sapeva davvero fare. Un democristiano Doc!!!
di Massimiliano D’Elia