Settantaquattro immobili sparsi tra le periferie e la fascia semicentrale della città: si va da uffici dismessi ad ex scuole fino a palazzi di enti ormai cessati o in liquidazione. Ad occuparli, secondo i dati forniti dai movimenti di lotta per la casa, circa 5 mila famiglie per un totale di quasi 20 mila persone, spesso nuclei caratterizzati da disagio economico e marginalità sociale. E’ la mappa degli stabili occupati a scopo abitativo nella Capitale, censiti lo scorso anno dalla delibera 50 dell’allora commissario capitolino Francesco Paolo Tronca. Nel testo il Campidoglio individuava una short list di 16 immobili che andavano sgomberati in via prioritaria in quanto classificati come “pericolanti con rischio per l’incolumità degli occupanti”. Tra questi figura anche il palazzo di via Curtatone, sgomberato 10 giorni fa generando un’infinità di polemiche per le modalità con cui è avvenuta l’azione delle forze dell’ordine e per la mancanza a tutt’oggi di una soluzione alloggiativa alternativa per tutti gli ex occupanti, in buona parte rifugiati politici. La delibera Tronca prendeva atto di un testo del 2014 della Regione Lazio, che ha stanziato 197 milioni di euro per l’uscita dall’emergenza abitativa, di cui 160 milioni destinati alla Capitale. Il provvedimento regionale prevede di destinare questi fondi ad “acquisire e/o recuperare immobili privati a prezzo calmierato” per le famiglie “in graduatoria per l’assegnazione” di alloggi popolari del Campidoglio “sulla base dei bandi tra il 2000 e il 2012”, per quelle che alloggiavano nei residence per l’emergenza abitativa e per quelle che risiedono “in immobili impropriamente adibiti ad abitazione”. In quest’ultima categoria rientrano le occupazioni a scopo abitativo. Questi fondi però, al momento, sono ancora inutilizzati: lo scorso anno l’Ater ha fatto tre bandi per reperire immobili da destinare agli occupanti ma sono andati deserti. Quindi la Regione, il 31 maggio scorso, ha varato una delibera per “avviare l’attuazione del programma per l’emergenza abitativa” stanziando i primi 40,5 milioni di euro direttamente in favore del Campidoglio ed ha comunicato il 6 giugno al Comune la richiesta di sottoscrivere o modificare l’atto. Ma il Campidoglio non ha ancora risposto a questa comunicazione. Nell’elenco stilato dal Campidoglio figurano palazzi occupati, in alcuni casi da oltre 10 anni, come la sede di CasaPound all’Esquilino, una palazzina di fronte a Santa Croce in Gerusalemme, ex uffici sulla via Collatina abitati da anni da etiopi ed eritrei, una ex caserma a via del Porto Fluviale ora decorata all’esterno da una delle firme più note della street art. E poi scuole in disuso a via Herbert Spencer e via George Sorel entrambe al Collatino, il padiglione col vecchio lavatoio dell’ex ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, stabili a via di Tor Bella Monaca, via di Valle Aurelia, via di Portonaccio, al Quarticciolo e a Centocelle.
Foto Il tempo