Mancano pochi minuti alle 3 della notte italiana quando Federer e del Potro, i protagonisti dell’ultimo quarto di finale, probabilmente quello con più “appeal”, scendono in campo all’Arthur Ashe Stadium. Il tennista elvetico, come copione vuole, riscuote la maggior parte dei consensi del pubblico che assiste al match, ma anche l’argentino ha il suo bel supporto, seppure nemmeno paragonabile a quanto si era visto nel corso dell’ultima gara di due giorni prima al Grandstand, trasformato nell’occasione in una sorta di bombonera.
I due tennisti vengono da problemi fisici che li avevano “menomati” negli incontri precedenti, ma sembrano entrambi aver passato la fase peggiore. Federer continua a soffrire per il mal di schiena che nel turno precedente, ad un certo punto aveva reso necessario anche l’intervento di un medico. Del Potro, reduce da una forte influenza che lo aveva addirittura portato ad un passo dal ritiro. I campioni stringono i denti, è troppo forte il richiamo della semifinale, dove li aspetta un certo Rafa Nadal in quella che sembra una finale anticipata e dal cui esito, con grande probabilità, uscirà il vincitore dell’ultimo Slam dell’anno, lo US Open.
Federer parte con il ruolo di favorito, ma Del Potro è il cosiddetto “osso duro”. Il modo in cui l’argentino riesce a ribaltare gli esiti del turno precedente contro l’austriaco Thiem, non deve aver fatto dormire tranquillamente Sua Maestà Roger Federer, che di Del Potro ha un brutto ricordo. La finale dello US Open giocata nel 2009. Federer veniva dalla vittoria di 5 edizioni consecutive del prestigioso Slam statunitense e puntava a proseguire la tradizione. Del Potro lo riportò con i piedi per terra e si aggiudicò quello che ancora oggi resta il suo unico Slam in carriera.
La storia sembra ripetersi, ed in questa riedizione di quella finale ormai lontana 8 anni, il tennista argentino ripete l’impresa e batte Roger Federer davanti ad un pubblico che, rispetto ad un inizio match in cui parteggiava quasi totalmente per il tennista elvetico, con il passare dei minuti si mostra numericamente più equilibrato nel sostegno ai due contendenti.
A proposito di pubblico, colpisce il fatto che per la prima volta da tempo immemorabile il tifo non è tutto dalla parte di Federer e questa è una notizia. Ci pensa poi il DJ dell’Arthur Ashe che fomenta la numerosa e rumorosa rappresentativa biancoceleste presente in tribuna, diffondendo l’audio di un pezzo, che con i dovuti paragoni è diventato negli ultimi anni, una sorta di moderna versione della “Carica di Cavalleria”: “Seven Nation Army” dei White Stripes.
Dopo 2 ore e 52 minuti di gioco, con il risultato di 7-5, 3-6, 7-6, 6-4, vince dunque a sorpresa l’argentino Del Potro contro un Federer in crescita di condizione ma che ha sprecato troppo per poter uscire indenne da un incontro così impegnativo e per poter provare ad insidiare quel n. 1 della classifica ATP sempre più saldamente nelle mani di Rafa Nadal.
GB
Foto: repubblica.it