Il Vice Presidente del Copasir, Senatore dell’Udc, Giuseppe Esposito, appresa la notizia che circola sui media libici, su ingerenze inglesi e francesi nella politica estera italiana, ha annunciato che produrrà in settimana un’interrogazione scritta al Presidente del Consiglio Gentiloni e al Ministro degli Affari Esteri, Alfano per avere chiarimenti sull’antipatica vicenda, che come sempre dimostra che le dichiarazioni ufficiali dei leader europei non corrispondono poi alla realtà.
Così il Senatore, in una nota, “sarebbe gravissimo se venissero confermate le indiscrezioni filtrate sui media libici riguardo gli incontri di rappresentanti diplomatici di Francia e Regno Unito con i capi dell’esercito libico per criticare la gestione italiana finalizzata a fermare gli sbarchi sulle nostre coste. Un’ingerenza che confermerebbe gli oscuri interessi di Paesi considerati amici e alleati nei confronti della politica estera dell’Italia. Tanto più sarebbe incomprensibile un intervento di questo tipo alla luce dei risultati raggiunti che, almeno per il momento, hanno consentito di ridurre i traffici illeciti di esseri umani. Per questo motivo presenterò al più presto un’interrogazione scritta al presidente Gentiloni e al ministro degli Esteri per avere chiarimenti su questa vicenda. Tra l’altro, se i Paesi che si professano nostri alleati hanno intenzione di aiutarci a migliorare anche le condizioni dei campi profughi in Libia e la salute dei migranti che stazionano nel Paese, possono chiederlo alla luce del sole. Senza mettere in atto azioni di disturbo che ci riportano alla mente vecchie questioni, quali ad esempio i reali motivi che giustificarono l’avvio dei raid aerei contro Gheddafi. Anche allora la motivazione umanitaria nascondeva interessi ben più ampi e diversi“.
Tanti sono gli scenari aperti sui tavoli. E’ vero che il flusso dei migranti è diminuito. Ma a quale prezzo?
Al riguardo Di Maio del M5S, incalza il Governo: “Vogliamo sapere se si stanno dando soldi degli italiani a organizzazioni criminali libiche. Questo è il nostro principale obiettivo. Perché da lì forse potremmo scoprire che addirittura stiamo pagando criminali per contenere sì il fenomeno migratorio ma a danno dei diritti umani“. Su questo – ha sottolineato l’esponente M5S – deve chiarire il governo Gentiloni e il ministro dell’Interno Minniti, che ha avuto relazioni con i libici”.
Infatti il Ministro dell’Interno Minniti, il 28 agosto 2107 ha incontrato il generale libico Khalifa Haftar a Bengasi. La notizia, segreta, era apparsa sul profilo Twitter e sulla pagina Facebook di Alwasat Libya, che aveva postato la foto del ministro italiano che stringe la mano al generale. L’incontro, scrive il quotidiano, è avvenuto nell’ufficio del capo della milizia libica vicina al parlamento di Tobruk, presso la sede del comando generale nella zona di Al-Rajmeh. Minniti è arrivato nella città di Bengasi il pomeriggio del 28 agosto proveniente dall’Algeria, si legge su Alwasat. Il ministro dell’Interno italiano, prosegue il quotidiano, ha affermato che l’Algeria e Roma sono interessati alla stabilità della Libia, perché è importante per combattere il terrorismo e il traffico di esseri umani.
Come un fulmine a ciel sereno esce un’inchiesta pubblicata da Associated Press il giorno dopo l’incontro di Tobruk tra Minniti e Haftar. Si ipotizza che per fermare il flusso di migranti dal Nord Africa il governo italiano abbia stretto degli accordi con due potenti milizie libiche. Il governo italiano ha smentito di avere un accordo di questo tipo e rispondendo ad AP ha detto che «non negozia con i trafficanti». L’inchiesta sembra comunque molto solida e cita molte e varie fonti, fra cui il portavoce di una delle due milizie coinvolte che ha confermato l’accordo con le autorità italiane.
Le due milizie di cui parla Associated Press si chiamano “Martire Abu Anas al Dabbashi” e “Brigata 48” ed entrambe hanno la sede a Sabratha, una piccola città non distante da Tripoli che negli ultimi mesi è diventata il principale punto di partenza dei barconi e gommoni dei migranti. La prima milizia è sicuramente nota ai funzionari italiani: dal 2015 si occupa della sicurezza dell’impianto di Eni per l’estrazione di petrolio nel vicino paese di Mellita. La seconda è stata oggetto di un’inchiesta di Reuters pubblicata il 21 agosto, che descriveva l’efficacia della campagna anti-trafficanti in corso a Sabratha. I capi delle milizie sono due fratelli che provengono dal clan che controlla la città, quello dei Dabbashi.
Cinque fonti fra funzionari di sicurezza e attivisti hanno confermato ad Associated Press che entrambe le milizie erano coinvolte nel traffico di migranti: una di loro ha definito i fratelli Dabbashi i “re del traffico di migranti” a Sabratha. «I trafficanti di ieri sono le forze anti-trafficanti di oggi», ha raccontato una fonte di sicurezza libica sentita da Associated Press. Non sarebbe l’unico caso di autorità libiche coinvolte in questi traffici: secondo un recente rapporto dell’ONU il capo della Guardia costiera di Zawiyah, una città vicino a Sabratha, è contemporaneamente a capo di una milizia in combutta coi trafficanti. In questa storia c’è anche un dettaglio piuttosto inquietante: secondo il giornalista del Foglio Daniele Raineri, la stesso clan Dabbashi aveva espresso anche il capo locale dello Stato Islamico, Abdullah “Abu Maria” Dabbashi, poi ucciso ad aprile.
Abdel Salam Helal Mohammed, un dirigente del ministro degli Interni del governo di Tripoli che si occupa di immigrazione, ha raccontato che l’accordo è stato raggiunto durante un incontro fra italiani e membri della milizia Al Ammu, che si sono impegnati a fermare il traffico di migranti (cioè loro stessi o dei loro alleati, in sostanza). Dell’incontro aveva parlato anche la giornalista Francesca Mannocchi in un articolo pubblicato da Middle East Eye il 25 agosto, senza però trovare conferme ufficiali. Anche il portavoce di Al Ammu, Bashir Ibrahim, ha confermato ad Associated Press che circa un mese fa entrambe le milizie hanno stretto un accordo “verbale” col governo italiano e quello di Sarraj per fermare i trafficanti. Sempre secondo Bashir, l’accordo prevede che in cambio del loro aiuto le milizie ottengano soldi, barche e quello che Associated Press definisce “equipaggiamento” (non è chiaro se si tratti o meno di armi).
L’accordo è stato confermato anche da due attivisti locali che si occupano dei diritti umani dei migranti, che hanno aggiunto che le stesse milizie hanno preso il controllo della prigione della città per ospitare i migranti bloccati e che stavano preparando una pista d’atterraggio nei pressi dell’ospedale per ricevere aiuti umanitari dall’Italia. Sulla sua pagina Facebook, Daniele Raineri ha pubblicato una foto dell’ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Perrone vicino a “un aereo carico di aiuti medici italiani” atterrato il 16 agosto in città. Una settimana dopo, il ministero degli Esteri italiano ha fatto sapere di aver consegnato 5.000 “kit igienico-sanitari e di primo soccorso per migranti” alla città di Zuwara, mentre non viene citata alcuna consegna avvenuta a Sabratha.
«Quello che gli italiani stanno facendo a Sabratha è davvero sbagliato», ha raccontato ad Associated Press uno degli attivisti contattati, Gamal al Gharabili: «state accrescendo il potere delle milizie».
Nel frattempo, sempre il 28 agosto a Parigi durante il vertice sui migranti il Presidente Gentiloni, incassava i complimenti di Macron e della Merkel: “il lavoro tra Italia e Libia è un esempio per gli altri Paesi”.
In un clima cordiale il premier Gentiloni era stato accolto da Macron nel cortile del palazzo presidenziale. Presenti anche, oltre la Merkel, il premier libico Fayed Al-Sarraj, il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy, e capi di stato di Niger, Mahamadou Issoufou, e Ciad, Idriss Deby Itno. Assieme ai leader partecipa l’Alta Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Federica Mogherini.
Quanto descritto dimostra che il dossier Libia è sempre più al centro di un intrigo internazionale di proporzioni inimmaginabili. Gli interessi dei maggiori paesi mondiali stanno uscendo allo scoperto. Nessuno vuole un’Italia attiva e vincente. L’Italia storicamente ha avuto sempre peso ed influenza nelle “faccende” libiche e con Gheddafi aveva raggiunto accordi commerciali di primo livello, contenendo nel contempo il problema annoso del flusso dei migranti.
Con la deposizione del regime di Gheddafi la Libia ha subito un veloce processo di disgregazione e di divisione dei poteri sul territorio. In questo “caos” tutti hanno fatto e fanno i propri giochi sporchi e curato i propri interessi.
L’Italia ha dovuto, da sola, risolvere la questione del flusso dei migranti perché al di là della “tenuta della democrazia”, dichiarata minacciata dal Ministro Minniti, si avvicinano le elezioni politiche. Sul tema dei migranti, secondo i sondaggisti, si sarebbero giocate le più cruenti partite elettorali. Risolvere o quantomeno contenere al minimo i flussi dall’Africa, toglie, dalla prossima campagna elettorale, un “tema” scomodo per il Governo in carica.
Anche se la vicenda può essere un “autogol” per il Governo, perché se confermata la linea di aver pagato le milizie, non è una bella storia. Perché una diga in piena, come quella del flusso dei migranti, non la si ferma tappando solo una falla, ovvero pagare le milizie che controllano il traffico dei migranti. Primo o poi la falla cederà.
di Massimiliano D’Elia