Si è conclusa con un grande successo per l’Italia la decima Conferenza delle Parti della Convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale (UNTOC), svoltasi a Vienna dal 12 al 16 ottobre 2020.
La Conferenza ha coinciso con le celebrazioni per il ventennale della Convenzione – firmata nel dicembre 2000 a Palermo – che, come sottolineato in apertura dei lavori dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in qualità di capo della delegazione italiana, affonda le sue radici proprio nelle straordinarie intuizioni di Giovanni Falcone, tra i primi a invocare un impegno globale nella lotta alla mafia.
E proprio quale tributo a Giovanni Falcone, alla sua visione ed al suo impegno, la Conferenza si è conclusa con l’adozione di una risoluzione presentata dall’Italia in cui viene riconosciuto il ruolo fondamentale del magistrato siciliano, “il cui lavoro e sacrificio hanno aperto la strada all’adozione della Convenzione”.
Alle celebrazioni è stato dedicato un evento di alto livello a margine della Conferenza, aperto dalla Vice Ministra degli Esteri Marina Sereni e dalla Direttrice Esecutiva di UNODC Ghada Waly, cui hanno preso parte anche il Procuratore Generale della Corte di Cassazione Giovanni Salvi, il Capo della Polizia Franco Gabrielli, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, oltre a rappresentanti di alto livello di Giappone, Messico, Romania, Stati Uniti, Marocco e Francia.
La Risoluzione, preparata dai Ministeri di Affari Esteri, Giustizia e Interno, traccia un bilancio dell’attuazione della Convenzione, che conta un’adesione quasi universale (190 Stati parte) ed è definita “il principale strumento globale a disposizione della comunità internazionale per prevenire e combattere tutte le forme e manifestazioni di criminalità organizzata transnazionale e proteggere le vittime”.
La risoluzione punta al contrasto della dimensione economica della criminalità (il celebre “follow the money” coniato da Falcone), valorizza la restituzione dei beni alle vittime anche attraverso l’utilizzo sociale, progetta nuove forme di cooperazione internazionale e l’uso di tecniche investigative speciali, spinge verso l’uso della Convenzione contro forme emergenti di criminalità, apre la strada ad una collaborazione tra gli Stati e gli internet providers per il contrasto al cybercrime, e propone la lotta alla criminalità organizzata non solo come repressione ma soprattutto come lotta per i diritti e le libertà.
La risoluzione è tuttavia proiettata anche verso il futuro, attraverso il riconoscimento della piena modernità della Convenzione di Palermo quale strumento di contrasto alle “forme nuove, emergenti e in evoluzione di criminalità organizzata transnazionale” nelle quali rientrano, ad esempio, le attualissime tematiche della criminalità ambientale e del cybercrime. La risoluzione include inoltre una vasta gamma di strumenti volti ad affrontare efficacemente la dimensione economica della criminalità organizzata transnazionale, basati sull’esperienza italiana, cui anche i ispira la previsione della destinazione dei beni confiscati a beneficio delle comunità danneggiate da fenomeni criminali di particolare gravità.
Il successo della Conferenza è accresciuto dall’adozione di una seconda risoluzione, anche questa proposta dall’Italia, attraverso la quale si dà avvio, dopo anni di negoziati, al processo di verifica dell’attuazione della Convenzione e dei tre Protocolli contro la tratta di esseri umani, il traffico di migranti e il traffico illecito di armi da fuoco, che consentirà un miglioramento della loro efficacia.