(di Francesco Matera) Di Lockdown generale il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte non ne vuole sentir parlare. Molta è la preoccupazione per l’economia del Paese che non può andare avanti con misure assistenziali. Non è un caso che Conte, durante il discorso di ieri sera, abbia detto che le misure a sostegno del reddito non verranno più inserite nelle prossime manovre finanziarie. E’ chiaro che tali misure non possono diventare strutturali in un Paese che già in condizioni normali non navigava in acque tranquille per via dell’alto valore del debito pubblico che solo quest’anno supererà il 160 per cento del Pil.
Alla domanda di un giornalista sull’utilizzo del Mes per le spese sanitarie, Conte è stato categorico dicendo che non sarà preso in considerazione perché si tratta di aggiungere del debito al nostro già alto debito pubblico, poi nessun paese europeo ne ha usufruito e prenderlo potrebbe causare l’effetto stigma sul nostro debito pubblico (ndr, ovvero sul condizionamento che analisti e investitori stranieri potrebbero avere sulla qualità del debito di un Paese).
La parola d’ordine. Dobbiamo tutti partecipare senza imporre restrizioni dall’alto. Conte ha quindi demandato ai Comuni e alle Regioni la decisione di chiudere aree della movida, esercizi commerciali o qualsiasi altro luogo dove si ritiene ci possano essere dei pericoli di contagi incontrollabili. I sindaci e i governatori hanno alzato le barricate, accusando il governo di aver attuato la politica dello “scaricabarile”.
La Stampa rivela un’altra idea che è balenata nella testa del premier Conte. L’utilizzo obbligatorio dell’applicazione “Immuni”.
Ma l’applicazione non sembra funzioni bene. A rivelarlo un’inchiesta del programma televisivo le “Iene” che ha dimostrato non tutte le Asl si sono dimostrate attrezzate su come utilizzarla davanti alle segnalazioni di casi positivi tramite codice anonimo. Il Governo, incalzato dagli scienziati del Cts ci starebbe pensando seriamente.
Il documento del Cts inviato al Governo parla di “assoluta esigenza di tempestiva diagnosi, monitoraggio ed efficace tracciamento dei contatti”.
I primi segnali da Vito Crimi: “Occorre potenziare l’utilità di Immuni, rendendola obbligatoria per l’accesso a determinati luoghi o servizi e verificando che tutto il sistema sanitario sia in grado di sfruttarne le potenzialità“.
Il tracciamento appare essere l’unica soluzione per tenere sotto controllo l’evoluzione del contagio. Con ristoranti, locali e mezzi di trasporto aperti e funzionanti, seppure con qualche limitazione, non ci si può più affidare al passaparola. L’unica cosa importante è che l’app Immuni funzioni davvero e che le Asl siano pronte ad utilizzarla come si dovrebbe.
Se ne vedranno delle belle.