Il mitico Aldo Biscardi la invocava settimanalmente, intratteneva tutti gli sportivi italiani con l’utilizzo della moviola in campo, dimenticando che forse, annullare tutti i possibili errori arbitrali, avrebbe significato fine delle polemiche e quindi di trasmissioni come la sua… Il buon Aldo in un certo senso però ci aveva visto lungo, la moviola in campo, oggi chiamato VAR (Video Assistant Referee), anziché spegnere le polemiche le sta alimentando.
Il VAR, rigorosamente al maschile, non è altro che un supporto al direttore di gara su evidenti situazioni sfuggite al suo controllo o mal giudicate. Tale supporto però non è la tecnologia nuda e cruda a fornirlo, come avviene invece per la Goal Line Technology, ma una coppia di arbitri che si trovano in regia e che sono deputati a guardare le immagini e rilevare eventuali problematiche nelle decisioni del direttore di gara, che resta comunque l’unico a poter e dover assumere la decisione finale, aiutandosi a sua volta con la possibilità di rivedere le immagini a bordo campo. È bene ricordare che il VAR si applica solamente a gol, rigori, espulsioni o scambi di persona in occasione di provvedimenti disciplinari.
Nello specifico la procedura funziona in questo modo: direttore di gara chiede intervento del VAR oppure viene informato dal VAR che una sua decisione deve essere rivista; arbitri VAR, in regia, riguardano episodio ed informano direttore di gara, che può decidere o meno di rivederla a bordo campo, prima di prendere decisione finale. Il tutto deve avvenire entro i due/tre minuti, per evitare di appesantire la fluidità del gioco.
In questo inizio di stagione abbiamo assistito ad un utilizzo di questa novità in modo alquanto bizzarro, senza un protocollo ben preciso. Si è quindi passati da un utilizzo puntuale, seppur con piccola sbavatura su fuorigioco non visto, in Genoa-Juventus, al disastro di Fiorentina-Atalanta, arbitrata dal “figlio d’arte” Pairetto in cui ai padroni di casa sono stati negati due rigori evidenti. Fiorentina già penalizzata nella prima giornata a San Siro contro l’Inter, quando Tagliavento decideva di non andarsi a rivedere a bordo campo episodio in area interista, in cui Simeone veniva agganciato da Miranda; Inter che beneficiava inoltre di errore di comunicazione (!?!) tra Irrati e arbitro VAR Orsato all’Olimpico contro la Roma per il contatto tra Perotti e Skriniar, che probabilmente avrebbe segnato in modo diverso la gara. Ne ha da recriminare anche il Torino, quando a Bologna andava in gol, ma a causa di un fischio di troppo dell’arbitro Massa, si vedeva annullato un gol regolarissimo che gli avrebbe regalato i tre punti senza possibilità di utilizzo del VAR, in quanto il protocollo non ne prevede utilizzo in occasione di posizioni di fuorigioco se non conseguenti ad un gol scaturito dalla posizione di fuorigioco stessa… insomma un intreccio comprensibile solo agli addetti ai lavori dell’Associazione Italiana Arbitri.
In pratica questa tecnologia, proprio tecnologia non è, ma probabilmente non potrebbe essere altrimenti, visto che non siamo ancora arrivati, e magari non ci arriveremo mai (fortunatamente aggiungerei), ad un livello di intelligenza artificiale tale che possa portare il computer a sostituire totalmente l’uomo in decisioni comunque di una certa complessità. Se ne può migliorare sicuramente il protocollo, obbligando ad esempio il direttore di gara a rivedere sempre episodio dubbio a bordo campo, intanto per ribadire il suo ruolo e per evitare che a decidere sia arbitro VAR che si trova in regia (non previsto dal regolamento…), onde evitare aumento a dismisura della discrezionalità nella decisione che verrebbe così moltiplicata per tre, ma soprattutto per evitare che si generino polemiche e dubbi sul corretto operato dell’ intera classe arbitrale.
Ci vuole indubbiamente pazienza e collaborazione da parte di tutti gli attori del mondo del calcio affinché questo strumento abbia successo, ma allo stesso tempo apertura dal mondo arbitrale per imparare dai numerosi errori banali commessi, per far si che il VAR produca l’effetto desiderato, ovvero la drastica diminuzione delle sviste arbitrali e la conseguente rispondenza del risultato a quanto visto in campo.
Leopoldo Belmonte
Foto: Gazzetta dello Sport