Sembra essere il personaggio del momento Steve Bannon, probabilmente poco conosciuto in Italia ma figura molto influente nella politica degli Stati Uniti e di conseguenza sugli importanti riflessi che essa ha da sempre su tutto il mondo.
Stephen Kevin Bannon è nato a Norfolk in Virginia in una famiglia di origine irlandese appartenente alla “working class” cattolica e democratica.
Laureato in pianificazione urbana nel 1976 presso l’università Virginia Tech, consegue in seguito un master in Studi sulla Sicurezza nazionale presso la Georgetown University di Washington DC. Nel 1985 ottiene un Master in Business Administration con lode presso la Harvard Business School. Dalla fine degli anni settanta ai primi anni ottanta, fu ufficiale di Marina e prestò servizio sul cacciatorpediniere USS Paul F. Foster.
È salito alla ribalta nel corso delle elezioni dello scorso anno, quando si è distinto come coordinatore della trionfante campagna elettorale di Trump, che appena eletto Presidente lo ha nominato prima membro del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e poi suo personale capo stratega, carica che mantiene fino al 18 agosto 2017, quando sollevato dall’incarico torna “ufficialmente” a fare ciò di cui si occupava prima di intraprendere la carriera politica, vale a dire il direttore esecutivo di “Breitbart News”, un sito di opinioni, notizie e commenti, accusato d’essere di estrema destra, che lo stesso Bannon definisce la piattaforma internet del movimento Alt-right.
Steve Bannon mostra di avere una forte presa su una altissima percentuale di americani. L’utilizzo di un linguaggio schietto, in barba a quel famoso “politically correct” che ha nauseato gli americani ed inizia ad avere lo stesso effetto sul resto delle popolazioni mondiali, compresa la nostra Italia, risulta essere molto apprezzato in quanto rivoluzionario rispetto ad un sistema che potremmo definire di tipo “dittatoriale nascosto” instaurato da quella che lui chiama una “élite corrotta ed incompetente” da estirpare come il peggiore dei mali.
Bannon, infatti, non ha mai temuto di abusare delle metafore belliche nei suoi proclami, e il lancio di una campagna per l’assalto, da destra, dei senatori repubblicani è l’occasione immancabile per rinverdire dichiarazioni di guerra: “C’è una coalizione che si sta formando per contrastare ogni repubblicano in cerca di rielezione eccetto Ted Cruz. Stiamo dichiarando guerra all’establishment repubblicano che non sostiene l’agenda di Trump. Nessuno è al sicuro. Siamo alle costole di ognuno di questi e vinceremo”.
Steve Bannon in una intervista rilasciata a Matrix e ripresa dal quotidiano Il Giornale afferma: “Mi sento come un combattente per l’uomo debole, per l’uomo comune e la donna. Combatto contro l’attuale classe politica che è un vero e proprio cartello che si è impossessato degli Stati Uniti. Sono stato molto onorato di essere stato il ceo della campagna elettorale di Trump e ho avuto modo insieme al Presidente di portare queste idee al cospetto del popolo americano e come abbiamo visto l’8 novembre credo che la gente concordi con queste idee”. Poi rivela un retroscena: “Il 14, 15 agosto ho preso la gestione della campagna elettorale, eravamo indietro di 16 punti, non avevamo molti soldi ma avevamo Trump e queste idee populiste e di economia nazionalista. La prima volta che parlai con lui gli dissi che aveva il 100% della certezza di vincere se si contrapponeva a Hillary Clinton, rappresentante di una elite corrotta e incompetente”.
Il populismo, continua Bannon, “significa dare finalmente una voce a quel piccolo uomo contro le elite, il partito di Davos.
I tipi che dicono come devono funzionare le cose. Credo che il populismo sia la strada del futuro. La gente dovrà trovare queste soluzioni, non si farà guidare come delle pecore, devi prendere il controllo della tua vita, del tuo movimento politico e alla fine della tua nazione”. Parlando poi dei prestigiosi Economist e Financial Times afferma: “pensano che sia un diavolo (Trump, ndr) perché lui è la voce di una rivolta populista e popolare negli Usa”. Poi menziona anche il nostro Paese: “il populismo dice: siamo stanchi di questi esperti che ci dicono che deve essere cosi e non può essere in alcun altro modo. Credo che stiamo vedendo uomini e donne in tutta Italia, Ungheria, Francia, Germania e Stati Uniti che dicono: Sai che c’è? Non vi crediamo più”.
Riguardo al tema dell’immigrazione azzarda una previsione: “Credo che l’Europa nei prossimi due anni andrà in time out per organizzarsi ed evitare un’immigrazione di massa dall’Africa e dal Medio Oriente perché credo che si tratti della più grande questione di sicurezza nazionale nell’Europa Occidentale e lo diventerà negli Usa”. Chiude infine ribadendo la sua stima nei confronti del Presidente definendolo un uomo dalle capacità straordinarie di cui ammira il coraggio e con una promessa: “Costruiremo il muro.
Trump si è impegnato con il popolo americano e manterrà la promessa”.
Tornando a parlare del nostro Paese afferma: “L’Italia non può pensare a un alleato migliore degli Stati Uniti. E Donald Trump è il perfetto ambasciatore di questa amicizia”.
GB
Foto: cnbc