Siamo alle battute finali della nuova legge elettorale, l’ultimo voto di domani sancirà definitivamente la legge elettorale con cui si andrà a votare il rinnovo del Parlamento. Oggi il Senato ha superato tutti gli scogli dei cinque voti di fiducia chiesti sugli articoli 1,2,3,4 e 6 del Rosatellum Bis, con una media di 150 voti a favore: tra questi quelli dei verdiniani di Ala, ma non quelli dei bersaniani di Mdp, che da ieri si sono ufficialmente sfilati dalla maggioranza. Tanto che Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra Italiana, spiega: “Il voto di fiducia di oggi certifica che la maggioranza è cambiata. Solo il voto del gruppo Ala ha infatti permesso di raggiungere il numero legale. Il governo deve prendere atto del cambio di maggioranza e procedere di conseguenza, con tutti i passaggi istituzionali necessari, senza fingere che non sia successo niente”, dichiara la capogruppo di Sinistra italiana Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto. Forti i dissensi in aula, sia a parole (anche alcuni senatori del Pd rinunciano a votare la fiducia, tra questi Vannino Chiti che parla di “troppo tempo perso” e Claudio Micheloni, eletto all’estero, in aperto dissenso contro la norma che introduce la possibilità di candidarsi all’estero anche per chi risiede in Italia, vista anche come, appunto, la “norma salva-Verdini”, ma anche Mucchetti, Tocci, Manconi) che nei fatti: si è iniziato con parolacce, voti “alla cieca” come preannunciato dai senatori di M5S, perfino un gesto dell’ombrello di Michele Giarrusso, alla calma fin troppo piatta dell’ultima votazione, quando M5S, Sinistra Italiana e Mdp hanno lasciato l’aula. La protesta è continuata fuori, dove Beppe Grillo stavolta si è unito a Luigi Di Maio ed Alessandro di Battista per arringare i sostenitori grillini chiamati a raccolta al Pantheon. Anche lui bendato, il leader genovese ha puntato su un’altra elezione, quella prossima delle regionali in Sicilia: “Per cambiare l’Italia noi partiamo da lì e se cambieremo la Sicilia, noi cambieremo anche l’Italia”. Domani intanto il Senato cambierà, definitivamente, la legge elettorale.