(di Andrea Pinto) Con l’elezione di Joe Biden si è aperto uno spiraglio per riavviare i colloqui con l’Iran e rinsavire l’accordo internazionale sul nucleare del 2015 noto con il nome JCPOA – Joint Comprehensive Plan of Action. Un nuovo corso che probabilmente però non ha ancora convinto l’Iran, tant’è che sta continuando il suo programma di espansione dell’energia atomica. Questa volta, però, sono intervenuti direttamente i paesi più importanti del Vecchio Continente facenti parte del gruppo ristretto denominato “E3”, composto da Germania, Francia e Regno Unito: “Hanno apertamente condannato le intenzioni di Teheran di aumentare le proprie capacità di arricchimento dell’uranio. E’ un chiaro intento di “espandere sostanzialmente” il proprio programma nucleare, aggravato dalla limitazione l’accesso degli ispettori delle Nazioni Unite”.
La dichiarazione dell’E3 evidenzia gli ostacoli che permangono al ripristino dell’accordo nucleare del 2015 abbandonato da Trump nel 2018. Lo stesso Biden dopo una prima apertura ha precisato che gli Stati Uniti si riuniranno all’accordo solo se l’Iran rispetterà precise condizioni.
“Se l’Iran vuole seriamente intraprendere la via diplomatica sull’accordo, non deve andare avanti con il suo programma nucleare“, ha detto l’E3 in riferimento all’accordo JCPOA che è stato firmato anche da Russia e Cina. L’E3 nella stessa nota ha anche detto che “l’intransigenza di Teheran metterebbe a repentaglio i nostri sforzi condivisi per preservare il JCPOA e rischierebbe di compromettere l’importante opportunità di un ritorno alla diplomazia con la futura amministrazione statunitense”.
L’E3 ha affermato che l’informazione divulgata dall’Iran all’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite di voler installare centrifughe più avanzate in un impianto di arricchimento del combustibile nucleare a Natanz è “palesemente contraria al JCPOA ed è profondamente preoccupante”.
Le nazioni europee hanno anche espresso “grande preoccupazione” per una legge approvata dal parlamento iraniano, in seguito all’assassinio del suo principale scienziato nucleare che, se attuata, “amplierebbe sostanzialmente il programma nucleare iraniano e limiterebbe l’accesso al monitoraggio dell’AIEA”.
Dallo scorso anno l’Iran ha compiuto una serie crescente di violazioni dell’accordo sul nucleare come rappresaglia verso la decisione degli Stati Uniti di uscire dall’accordo e imporre dure sanzioni a Teheran. L’Iran, che ha sempre negato di avere un programma di armi nucleari per scopi militari, ha chiesto a Washington di riprendere il rispetto dell’accordo senza precondizioni. Heiko Maas, ministro degli Esteri tedesco, ha affermato che è “importante che l’Iran torni ai suoi obblighi in base a questo accordo – anche se non è oggi attualmente così“. Ha anche sottolineato che l’accordo dovrebbe essere “ampliato” per includere anche “il ruolo regionale dell’Iran e il suo programma di missili balistici”. “Il fatto che Joe Biden abbia detto pubblicamente di essere disposto a riavviare i colloqui su questi temi, è un motivo per cui dobbiamo approfittarne”, ha detto alla radio tedesca il ministro degli esteri.
Biden ha detto al New York Times la scorsa settimana che – in consultazione con alleati e partner – “gli Stati Uniti avrebbero avviato negoziati e accordi successivi per ampliare l’accordo nucleare“. Questi mirano a “rafforzare e allungare i vincoli nucleari iraniani, oltre ad affrontare il programma missilistico”.
Teheran nel corso degli ultimi anni ha continuato il suo programma nucleare per deviare l’attenzione anche sul suo programma di missili balistici intercontinentali con il fine di aumentare la sua influenza regionale.
Il ministero degli Esteri iraniano ha detto ieri che “non comprometterà né negozierà sulle sue questioni di sicurezza nazionale”. Un’ulteriore complicazione in questa fase delicata è che l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti vogliono che gli stati regionali del Medio Oriente siano coinvolti in eventuali negoziati futuri per garantire che le loro preoccupazioni siano opportunamente affrontate.