Il Segretario di Stato Americano, Rex Tillerson e il Segretario alla Difesa James Mattis sono stati auditi presso la Commissione esteri del Senato.
L’argomento dell’audizione è stato fare il punto della situazione sui casi in cui il Presidente USA può ricorrere all’uso della forza e con quali modalità autorizzative.
L’audizione si è resa necessaria per gli alti toni assunti dai due presidenti Trump e Kim Jong-Un per il nucleare nord coreano.
I due segretari, concordemente, hanno chiarito che il Presidente Americano può ordinare direttamente l’impiego delle forze armate contro un paese straniero, solo in caso di attacco imminente o già verificatosi contro gli Stati Uniti.
Stessa procedura viene seguita per coloro che pianificarono, autorizzarono, aiutarono l’attacco dell’11 settembre e, qualunque forza a loro associata (Authorization for use of military force- AUMF- 14 sett. 2001).
In tutti gli altri casi deve essere richiesta l’autorizzazione al Congresso degli Stati Uniti.
Certamente l’AUMF, provvedimento già criticato all’epoca, rappresenta un assegno in bianco nelle mani del Presidente americano che, ha consentito fino ad oggi, interventi in Afghanistan, nelle Filippine, in Georgia, nello Yemenn, a Djibouti, in Etiopia, in Eritrea, in Somalia e in Kenya, Guantanamo, Libia, Siria da parte sia del presidente Bush sia dal Presidente Obama.
L’AUMF fu anche utilizzata per giustificare le “Military Commission” per Guantanamo ma, la Corte Suprema degli Stati Uniti ordinò che le “Military Commission” non erano da considerarsi “tribunali competenti” per la specifica materia e, pertanto, illegali.
L’uso delle regole per autorizzare l’uso della forza, comunque, non è la panacea per evitare errori.
Nel 2002 il Congresso autorizzò l’ “Iraq resolution” ovvero “Authorization for use of military force against Iraq resolution 2002”. La risoluzione fu giustificata dai seguenti elementi:
- l’ Iraq violava le condizioni del cessate il fuoco del 1991 e non collaborava con gli ispettori ONU;
- l’Iraq continuava a possedere armi chimiche biologiche e attivamente ricercava capacità nucleari, ponendo un problema si sicurezza nazionale agli USA e ai Paesi del Golfo Persico;
- l’Iraq utilizzava la repressione brutale verso I suoi cittadini;
- l’Iraq aveva la capacità e lavolontà di utilizzare le armi di distruzione di massa;
- membri di Al Qaeda erano in Iraq…ecc.
Sull’argomento della guerra all’Iraq nel 2003 ritenuta “pre emptive self defence” si incrociarono due filoni di pensiero: per gli Usa non c’era alcun vincolo nella legge internazionale e pertanto gli Usa o altra nazione non avrebbe dovuto chiedere alcun permesso per iniziare la guarra di difesa (self defense).
Khofi Annan, invece, già Segretario generale dell’ONU, affermò che tale interpretazione non era in conformità con la carta dell’ONU e, pertanto, era illegale.
La conseguente Risoluzione ONU 1441 del 2002 fu scritta, si disse, con linguaggio ambiguo ma, si osservò che non ci fu alcun voto contrario nel Consiglio di Sicurezza: 15 su 15.
Purtroppo, le armi di distruzione di massa non furono trovate in Iraq e questo venne fuori subito dopo la cattura di Saddam Hussein nel 2003 e l’interrogatorio fatto dalla CIA attraverso l’analista John Nixon.
Il Presidente Bush dichiarò che la valutazione delle WMD (weapons of mass distruction, fu un errore dell’intelligence USA : “ despite the intelligence failures and other mistakes, the President Bush continues to believe the whole world is better off without Saddam Hussein in power”, detto da Freddy Ford, portavoce del president USA.
Anche per Michael V. Hayden, già capo della NSA e CIA americana, Saddam era pericoloso ma non stava andando da alcuna parte (“he wasn’t going anywhere”).
Nelle relazioni tra I paesi giocano molto le regole ma sono rilevanti anche I preconcetti con I quali si esaminano i fatti.
Le informazioni, di solito, provengono prevalentemente dall’intelligence e, nei paesi democratici, l’intelligence fornisce le informazioni per la sicurezza a difesa della libertà perchè “il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza” (R. Popper).
Qualsiasi errore di valutazione dell’intelligence potrà far sbilanciare il rapporto instabile tra la Corea del Nord e gli USA, giustificando il tutto oppure il contrario del tutto.
La negoziazione diretta tra i due paesi è ora impossibile e quella attraverso Cina e Russia ha solo prodotto l’instabile quadro strategico odierno.
La possibilità di errore è a portata di mano e, peraltro, manca anche un quadro di serenità interna USA per prendere decisioni importanti, ciò in relazione ai continui attacchi al Presidente e ai suoi fedeli per i rapporti con la Russia: la realtà dei rapporti Corea del Nord-USA va gestita giorno per giorno senza fughe in avanti.
di Pasquale Preziosa