Durante la campagna elettorale del 2016 potrebbero essere stati circa 126 milioni gli americani ad aver aperto su Facebook post dai contenuti “manovrati” dal governo russo. E’ quanto emerge da una dichiarazione redatta da Colin Stretch, rappresentante legale del citato social network e depositata presso la Commissione Giustizia del Senato. A pubblicare questa notizia, che se confermata sarebbe gravissima, il Washington Post, che nell’articolo pone l’accento sulla concreta strategia adottata dalla Russia che utilizzando i social media potrebbe essere riuscita ad influenzare circa la metà dell’elettorato in occasione del dibattito politico nazionale degli Stati Uniti.
I post pubblicati sotto l’abile manovra di Mosca dal gennaio del 2015 all’agosto del 2017 sarebbero secondo la testimonianza in questione, oltre 80.000, vale a dire un numero di gran lunga superiore a quello precedentemente fornito da Facebook. Di questa già enorme quantità di post, che potremmo definire “dopati” da un gravissimo intervento esterno, sempre il social network specifica che la quantità effettiva di post “manovrati” salirebbe ad una cifra mostruosa, non lontana ai 2 miliardi.
Nella giornata di oggi intanto ci si attende che Google riconosca, per la prima volta, che anche la sua piattaforma è stata compromessa per un’analoga attività portata a termine dalla Russia.
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