La ministra della Difesa, Roberta Pinotti, riferendosi all’impegno da parte degli oltre 20 Paesi dell’Unione Europea per una cooperazione rafforzata in materia di difesa (Pesco) che verrà notificato al Consiglio Ue a Bruxelles, lo ha definito “un momento importante, segno di una volontà politica nuova”. “Dopo 60 anni di attesa, abbiamo fatto molta strada negli ultimi mesi” ha continuato Pinotti, ricordando come l’iniziativa sia partita con “una lettera a quattro firmata da Italia, Francia, Germania e Spagna”.
L’impegno dei Paesi firmatari prevede, tra le altre cose, di aumentare in modo regolare i loro budget destinati alla difesa, dedicare il 2 per cento del budget delle forze armate alla ricerca e sviluppo e il 20 per cento per colmare lacune strategiche delle forze armate europee.
Di difesa comune europea parla anche Andrea Manciulli, capo della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, che in un intervista rilasciata a DIRE dichiara la necessità di compiere subito passi da gigante verso la difesa europea anche a causa della Brexit, per una cooperazione “rafforzata e permanente”.
Secondo Manciulli l’intesa è “solo un primo passo al quale devono seguirne altri”. L’assunto è che della difesa comune europea abbia bisogno la Nato stessa. “L’Alleanza atlantica del futuro deve fondarsi su una divisione del lavoro” sottolinea Manciulli. Convinto che è sbagliato vedere la Nato e la difesa Ue come “contrapposte” e che al contrario i due progetti “si rafforzano a vicenda”. Nodi, questi dell’integrazione e della complementarità in materia di difesa, che saranno discussi nelle prossime settimane anche a Roma. “L’occasione – annuncia Manciulli – sarà la riunione del Gruppo speciale Mediterraneo dell’Assemblea parlamentare della Nato, in programma alla Camera dei deputati il 23 e 24 novembre”.