In Libia non operano solo i mercenari russi della compagnia privata Wagner ma anche l’agenzia di contractors americani dell’agenzia Blackwater, il cui capo è Erik Prince, molto vicino a Donald Trump. La rivelazione è emersa da un rapporto dell’Onu di 120 pagine dove si accusa Erik Prince di aver violato l’embargo sulle armi in Libia e non solo. La notizia è stata ripresa dal New York Times e dal Washington Post. Il rapporto riferisce di conti in banca, nomi in codice, storie di copertura, alibi e tracciamenti di viaggi in otto Paesi. Ne emerge che già nel 2013 Prince aveva contatti con Haftar. Nel 2015 gli aveva fornito un jet privato formalmente proprietà della Frontier-Sevices, una sua compagnia basata a Hong Kong.

Il dossier racconta anche del mercato illegale di armi e di omicidi commissionati a contractor, sarebbero quasi tutti ex Navy Seals e di altri corpi provenienti dalle forze speciali. In Iraq, scrive Cremonesi sul Corriere della Sera, dopo l’invasione del 2003 la Blackwater aveva guadagnato miliardi. Tuttavia, la brutalità dei suoi mercenari aveva anche contribuito al disastro. 11 andarono a processo e quattro di loro vennero condannati per l’assassinio di 17 civili iracheni nel 2007.

Tornando alla Libia. In Libia Turchia e Qatar appoggiano il governo provvisorio di Tripoli mentre le forze del generale Haftar ricevono il supporto da Russia, Francia, Egitto ed Emirati. L’uomo forte della Cirenaica ad un certo punto del conflitto, la primavera scorsa, in forte difficoltà è pronto a pagare ingenti fondi (provenienti dagli Emirati Arabi) per ribaltare la situazione sul campo. Infatti il 4 aprile ha poi lanciato un’offensiva contro Tripoli contravvenendo gli accordi fatti con al Serraj per addivenire ad un dialogo. I turchi, in risposta, mandano ulteriori aiuti alle milizie di Sarraj che riescono così a bloccare l’offensiva del gen. Haftar. A questo punto della battaglia interviene Prince che vede Haftar per dargli un aiuto mentre sul campo vi erano già altri gruppi di mercenari. La Turchia si serviva degli jhadisti siriani, la Russia della compagnia Wagner.

Prince ha quindi poi inviato uomini in Libia a partire dalla metà di aprile scorso per 50 milioni di dollari. La compagnia di Prince ha inviato ad Haftar natanti da combattimento, aerei, elicotteri, radar, armi sofisticate e alcune decine di mercenari che non hanno caveat, possono, anzi devono uccidere i capi delle milizie nemiche. Uno di loro è Abdelrauf Kara, responsabile della forza che controlla sia l’aeroporto che il massimo carcere di Tripoli. Nonostante il supporto militare di qualità Haftar non guadagna postazioni sul terreno mentre i turchi aumentano la loro presenza al fianco di Sarraj. Haftar sempre più frustrato lamenta agli americani il mancato invio di elicotteri Cobra. Avrebbe anche minacciato di morte i mercenari americani tant’è che un gruppo di loro è costretto a fuggire via Malta mentre una fornitura di armi proveniente dalla Giordania viene intercettata e bloccata dalle autorità locali. In conclusione il supporto dei contractor americani si è rivelato un fallimento.

Con il nuovo presidente Usa Joe Biden non è dato sapere ancora come si comporterà con la Blackwater e con le sue attività fuori dalle regole internazionali. Probabilmente la Blackwater continuerà ad operare nell’ombra per contrastare quelli della Wagner che, invece, sono sostenuti e assoldati direttamente del Cremlino.

ALCUNI DETTAGLI DEL RAPPORTO ONU

Ma gli investigatori degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite stanno esaminando più incidenti che coinvolgono diversi tipi di hardware militari di fabbricazione americana, inclusi aerei da trasporto C-17 e missili anticarro Javelin, che sono finiti in Libia o Yemen. Alcune delle armi vendute sono state rintracciate nei Paesi che hanno ricevuto le armi in maniera ufficiale dagli Stati Uniti. Ma spesso, le transazioni hanno coinvolto intermediari, inclusi membri di agenzie per la sicurezza privata che cercavano di trarre profitto da guerre civili e insurrezioni dall’Asia meridionale al Nord Africa. “C’è un selvaggio West di reti criminali e commercianti di armi che forniscono armi e violano tutti i tipi di regole e norme internazionali“, ha detto William Lawrence, un ex funzionario e diplomatico del Dipartimento di Stato che ha prestato servizio a Tripoli.

Il mese scorso, l’amministrazione Biden ha annunciato un congelamento temporaneo delle vendite di missili all’Arabia Saudita e una revisione della vendita di caccia F-35 agli Emirati Arabi Uniti. La vendita di armi proposta ai due alleati degli Stati Uniti aveva sollevato obiezioni bipartisan al Congresso, a causa delle preoccupazioni sull’uso di armi americane da parte dei paesi nelle guerre per procura in Medio Oriente e Nord Africa. Il Congresso sta pertanto esaminando questi trasferimenti di armi targate Usa. Mentre i trafficanti di armi privati ​​sono attratti dalle guerre per perseguire profitti, gli Stati Uniti sono obbligati a usare la loro influenza con gli alleati per impedire l’uso non autorizzato di armi di fabbricazione americana in alcuni dei conflitti più brutali del mondo, ha affermato il rappresentante Tom Malinowski, membro della commissione per gli affari esteri della Camera. “La responsabilità spetta ai governi per fermare questo tipo di comportamento“, ha detto Malinowski. “Ci sono paesi coinvolti che sono considerati partner e alleati degli Stati Uniti”.

I documenti ottenuti o visti dal The Post offrono una rara visione di quella che gli investigatori descrivono come una delle più insolite operazioni di vendita di cannoni a noleggio nei 10 anni di storia del conflitto libico dopo il rovesciamento e l’uccisione del dittatore Moammar Gheddafi. Le carte, acquisite da una giuria dell’ONU riguardano presunte violazioni di vendita di armi, includono registri di volo, manifesti propagandistici, documenti finanziari e comunicazioni tra individui presumibilmente coinvolti nell’operazione che si è svolta nella primavera e nell’estate del 2019.

Libia: Contractors Usa in campo al fianco di Haftar, rapporto choc dell’Onu

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