La Polizia di Stato di Catania ha disarticolato un imponente sodalizio operante nell’area di Adrano. Su delega della Procura Distrettuale etnea, sono state eseguite 15 misure cautelari personali.

Tutti sono indagati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso – clan Laudani di Catania e clan Scalisi di Adrano che ne costituisce articolazione territoriale, con l’aggravante di essere l’associazione armata, detenzione e porto di armi da fuoco, numerose estorsioni ai danni di commercianti, associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico ed allo spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana con l’aggravante di cui all’art. 416 bis.1 c.p. per aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso denominata Scalisi.

I G.I.P. dei Tribunale di Catania e Lagonegro hanno applicato a tutti la misura cautelare della custodia in carcere ad eccezione di uno a cui è stata applicata quella degli arresti domiciliari.

Nel medesimo contesto, il G.I.P. del Tribunale di Catania ha, altresì, applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di due di loro indagati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso –  clan Scalisi di Adrano, con l’aggravante di essere l’associazione armata e per associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico ed allo spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana con l’aggravante di cui all’art. 416 bis.1 c.p. per aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso denominata Scalisi.

Il provvedimento giudiziario accoglie gli esiti delle indagini avviate nel mese di marzo dell’anno 2019 ed conclusesi nel mese di marzo 2021, nei confronti di alcune persone ritenute appartenenti al citato sodalizio mafioso.

Nel corso delle indagini è stato possibile accertare come “zicchinetta”, già indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale esattore delle estorsioni riconducibili al clan Scalisi, avesse riorganizzato il predetto sodalizio mafioso assumendone il controllo almeno fino alla scarcerazione di “testa rossa”, a lui subentrato.

Le investigazioni hanno consentito di documentare i costanti rapporti intercorrenti tra “zicchinetta” e “pitbull”, ritenuto esponente della frangia territoriale del clan mafioso Laudani operante nel quartiere popolare Canalicchio di Catania, a conferma del rapporto di affiliazione intercorrente tra i due predetti ambiti criminali.

Le indagini hanno, altresì, consentito di individuare almeno 5 episodi estorsivi posti in essere dagli indagati nei confronti di altrettanti operatori commerciali di Adrano.

Le attività riscontrano ulteriormente il rango apicale assunto dal nipote ed effettivo erede del boss attualmente detenuto al regime detentivo di cui all’art. 41 bis O.P. Lo stesso risulta essere operativo e fautore delle decisioni più rilevanti sulle dinamiche del sodalizio pur essendo, la sua presenza, discreta e meno visibile rispetto alla componente operativa “di strada”. 

Nel periodo monitorato sono stati registrati particolari momenti di tensione, tra gli appartenenti al clan Scalisi e quelli riconducibili ad un altro gruppo criminale emergente ed operante sul medesimo territorio, culminati nell’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro due persone.

A seguito di questi fatti, in data 21 agosto 2019, come documentato dalle immagini degli impianti di video sorveglianza, all’interno di una ex palestra di Adrano si teneva un summit cui partecipavano esponenti del clan Scalisi, del clan Santangelo-Taccuni nonché del clan Laudani di Catania.

La collaborazione con la giustizia di un collaboratore, intrapresa nell’estate del 2020, suscitava un forte disappunto tra gli accoliti, specie in “zicchinetta”, che giungevano a progettare atti intimidatori nei suoi confronti e della sua famiglia, finalizzati a fargli ritrattare le dichiarazioni rese nei confronti degli ex compagni nonché di appartenenti ad altri sodalizi mafiosi.

È tra l’altro emerso nel corso delle indagini che il sodalizio mafioso aveva posto in essere lo scorso 17 febbraio il danneggiamento di un mezzo adibito alla vendita di panini riconducibile alla famiglia del citato collaboratore, a ridosso di una importante udienza in cui avrebbero dovuto utilizzarsi le propalazioni del collaboratore, fatto questo che appare sintomatico dell’intento del sodalizio di avviare una serie di atti intimidatori e ritorsivi ai danni dei familiari del collaboratore.

Catania. Operazione Triade