Il presidente del Consiglio Italiano Mario Draghi, per superare l’esame di Bruxelles ha dovuto telefonare alla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen per un confronto sul Pnnr italiano. Dopo ore di trattative tra le forze di maggioranza finalmente il Consiglio ha puntellato il piano con alcuni pilastri irrinunciabili tipo l’occupazione femminile e giovanile.
Il piano che vale 221,5 miliardi è stato approvato in Commissione e la prossima settimana sarà presentato in Parlamento e in Conferenza Unificata. Si rimane in attesa del decreto legge sulla governance del Piano. Le ore che hanno preceduto l’approvazione del Piano sono state davvero convulse su temi come il super-bonus e le pensioni, quasi all’unanimità hanno chiesto la proroga al 2023. Proroga, scrive il Sole24Ore, che non entra nel Recovery, dove avrebbe dovuto recuperare oltre 10 miliardi da altri progetti e superare le obiezioni comunitarie, ma che è stata messa nel programma della prossima legge di bilancio.
Tra e riforme più importanti vi è quella del fisco e concorrenza. Gli interventi sono basati sui quattro assi. Le riforme orizzontali, Pa e Giustizia chiamate a migliorare l’ambiente economico del Paese, le riforme abilitanti per l’attuazione del Piano, che riguardano le semplificazioni e concorrenza, quelle settoriali, come le autorizzazioni dei progetti sulle fonti rinnovabili e quelle di accompagnamento, che interessano fisco e ammortizzatori sociali.
Sul fisco le maggiori tensioni tra Roma e Bruxelles. La Ue ha chiesto impegni più precisi in termini di calendario e governance della riforma. Tra i punti in discussione c’è il ruolo della commissione di esperti che dovrà coordinare l’attuazione del Piano discusso in Parlamento corroborato dall’indagine conoscitiva delle due commissioni Finanze.
Concorrenza e appalti. Sulla concorrenza, le prime bozze non hanno trattato la direttiva Bolkestein (concessioni spiagge e ambulanti), hanno invece trattato le concessioni idroelettriche da riportare allo Stato dopo essere state “regionalizzate” due anni fa. Questo argomento ha provocato mal di pancia della Lega.
Appalti, acquisti della Pa e lotta al lavoro sommerso. Sugli investimenti il governo sottolinea il maggior impatto sul Pil previsto dal Piano (+3,6% nel 2026 contro il +3% della versione Conte), e spiega di aver spinto sulle misure per la transizione ecologica, che valgono il 38% del budget e superano quindi il 37% posto come obiettivo dalla commissione, al contrario di quanto accadeva al 31% della versione Conte.
Per l’industria spicca il rinnovo degli incentivi Transizione 4.0, con circa 18,5 miliardi. Quasi 1 miliardo va alla Space Economy con l’obiettivo di aumentare gli addetti del 20%. Per il turismo intervento da 1,8 miliardi. Per il mercato del lavoro, la bozza prevede l’introduzione del salario minimo legale per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale. Molta attenzione sarà dedicata all’imprenditoria femminile e la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere (400 milioni) con incentivi alle imprese che adottano policy mirate. Per la giustizia c’è l’assunzione a tempo determinato di circa 1.600 giovani laureati, 750 diplomati specializzati e 3.000 diplomati a supporto degli uffici giudiziari e di 16.500 laureati per lo staff dell’Ufficio del Processo.