(di Andrea Pinto) Nel Sahel i jihadisti, imbrigliati dalle operazioni militari internazionali, stanno evolvendo la loro strategia offensiva utilizzando metodologie a basso costo e molto più impattanti. In particolare stanno curando, con sciente maestria, la comunicazione esterna per recuperare il consenso a livello locale e per minare la credibilità delle operazioni militari tipo quella francese BarKhane. Un esempio fra tutti è stato il video del giornalista francese Olivier Dubois, rapito in Mali l’8 aprile scorso, che è stato fatto circolare rapidamente in rete sui social network dopo essere stato pubblicato su un media vicino ad al-Qaeda. I jihadisti hanno voluto amplificare l’evento dandogli un preciso “target”, influenzare l’opinione pubblica francese e rendere pubblica la nuova strategia di contrasto alle operazioni militari straniere.
Questa capacità è stata analizzata dal ministero della Difesa francese che ha così commentato: “È una precisa risposta strategica più che tecnica, considerati i mezzi impiegati, un computer ed una normale connessione internet“.
L’artefice della comunicazione jihadista in quell’area è un gruppo, particolarmente attivo, conosciuto come lnim. “Vogliono conquistare i cuori e le menti“, affermano gli analisti. I gruppi terroristici sul campo non riescono più ad imporsi come un tempo per la presenza di eserciti stranieri ed è per questo motivo che cercano vittorie simboliche per dare maggiore vigore alla propaganda locale. Per esempio Inim ha pubblicamente condannato gli attacchi Daesh contro i civili promettendo vendetta. Ciò, denota anche che i due gruppi sono in lotta per l’influenza sul territorio saheliano.
Come detto uno degli obiettivi è quello di sensibilizzare ed influenzare l’opinione pubblica francese. Infatti nei suoi messaggi postati sui social network al-Qaeda ora non esita più ad attaccare direttamente il governo francese. “Il loro interesse principale oggi è quello di minare la fiducia sull’operazione Barkhane”. Ad esempio è molto forte la polemica sul bombardamento di Bounti. Le forze francesi sono accusate di aver causato la morte di almeno una ventina di civili. Lo afferma anche un rapporto del Minusma, ma Parigi considera la metodologia degli investigatori di parte, contestando energicamente le pesanti accuse: “Come hanno potuto accedere a quell’area che è controllata dai jihadisti?”
Il ministero della Difesa francese pertanto per contrastare la minaccia sta pensando alle opportune contromisure, tipo acquisire nuovi strumenti nella lotta alla disinformazione, come il software del progetto CONFIRMA, sviluppato dalla start-up Storyzy.
LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE CON IL PROGETTO CONFIRMA
Lottare contro la diffusione di false informazioni non è mai facile, soprattutto perché a volte capita che anche i cosiddetti media “di riferimento” vengano ingannati, come il New York Times, che ha dovuto scusarsi, di recente, per false notizie sullo Stato Islamico.
Ci sono poi anche false informazioni “istituzionali”, rilasciate per nascondere una verità o per scopi di propaganda. Qui si cerca di manipolare l’opinione pubblica per questioni elettorali, per minare i fattori di coesione di una società o per influenzare operazioni militari. I social network, in questa dimensione, fungono come insostituibile cassa di risonanza
Per contrastare le campagne di disinformazione la Francia, tramite la Direzione Generale degli Armamenti, ha manifestato il proprio interesse per VerDI, una soluzione sviluppata dalla società Storyzy, tramite il dispositivo RAPID.
L’idea è quella di raggiungere gli inserzionisti per tagliare l’accesso alla pubblicità “programmata” da siti che diffondono informazioni false, utilizzando un database alimentato da un algoritmo responsabile della rilevazione delle fonti che diffondono false informazioni.
Per essere più performanti è stato necessario andare oltre dando al software la possibilità di identificare sui social network le community che condividono false informazioni per poter inondare le loro discussioni con contro-argomentazioni. Da qui il progetto CONFIRMA – Contro-argomentazioni contro false informazioni-.
Condotto dalla Storyzy, con il supporto del laboratorio Inria Wimmics e dell’istituto Jean Nicod, questo progetto ha permesso di “caratterizzare meglio la disinformazione offrendo analisi testuali più dettagliate nonché una cronologia della diffusione delle informazioni per comprendere meglio l’origine della disinformazione e identificare meglio le reti degli attori che la diffondono “, spiega l’Agenzia per l’innovazione della difesa francese – AID.
Il CONFIRMA utilizza l’intelligenza artificiale, l’elaborazione automatica del linguaggio naturale, l’estrazione di strutture argomentative e la psicologia sperimentale, con l’obiettivo di comprendere meglio i meccanismi della sottoscrizione alle false informazioni.
E’ stato sviluppato un software che, utilizzando un approccio di machine learning, è in grado di “estrarre correttamente gli argomenti a favore o contro il soggetto della discussione”.
“Alcuni mattoni sviluppati nell’ambito del progetto CONFIRMA hanno raggiunto un livello di maturità tecnologica sufficiente per essere integrati nella piattaforma di analisi della disinformazione di Storyzy“, ha affermato AID.
Ora, il software di Storyzy si basa su un database contenente oltre due milioni di fonti indicizzate in oltre 35 lingue, fornendo una “copertura globale”. La tecnologia del progetto CONFIRMA è utilizzata dal Ministero della Difesa e Interno transalpini ma anche presso la NATO.
Un’altra sfida, però, è già dietro l’angolo, quella dell’hyperfake o Deepfake, una tecnologia che, basata sull’intelligenza artificiale, consente di sovrapporre i file audio e video esistenti ad altri video. Ciò consente, ad esempio, di modificare ad arte il discorso di un personaggio pubblico facendogli dire quello che non avrebbe mai voluto dire.