Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha comunicato che le truppe Usa resteranno in Siria non solo per combattere jihadisti, ma anche per combattere il potere del presidente Bashar al Assad e del suo alleato Iran. In un discorso sulla strategia Usa in Siria, Tillerson ha sottolineato che la missione dei soldati americani è quella di distruggere lo Stato islamico e impedirne un ritorno. Ma ha anche chiarito che il dispiegamento senza limiti di tempo è inteso per aiutare a creare abbastanza stabilità per i siriani in modo che possano rimuovere Assad dal suo ufficio e respingere l’influenza iraniana. Un ritiro totale del personale americano in questo momento consentirebbe ad Assad di continuare il suo trattamento brutale del suo stesso popolo”, ha detto Tillerson all’Univerisità di Stanford. “Un assassino del suo popolo non può generare la fiducia richiesta per una stabilità a lungo termine”, ha detto ancora il capo della diplomazia Usa. “Una stabile, unita e indipendente Siria alla fine richiede una leadership post-Assad per essere di successo”, ha chiarito. Gli Stati uniti hanno dispiegato nel paese 2mila soldati di terra e gli aerei americani pattugliano i cieli, alla caccia delle rimanenze dell’Isis. Inoltre gli Usa lavorano con le Forze democratiche siriane, una milizia dominata dai combattenti curdi, che Washington considera base per una forza di confine di 30mila uomini in Siria orientale, contro la quale la Turchia ha già mostrato intenti bellicosi, nonostante Ankara sia parte della Nato. Tillerson ha specificato che Washington viene trascinata nel conflitto siriano come combattente alla ricerca di un cambio di regime violento a Damasco e per una missione di “nation-building”, ma resta per fornire stabilità che permetta al processo di pace Onu di trovare un’alternativa al ruolo di Assad e alla presenza iraniana. “Il ritiro di Assad attraverso il processo di Ginevra a guida Onu creerà le condizioni per una pace duratura in Siria e sicurezza lungo i confini”, ha previsto Tillerson. “Il disimpegno degli Usa dalla Siria fornirebbe all’Iran l’opportunità di rafforzare ulteriormente la sua posizione in Siria”, ha aggiunto. “Come abbiamo visto dalle guerre di prossimità e gli annunci pubblici dell’Iran – ha osservato il segretario di Stato -, l’Iran cerca il dominio nel Medio Oriente e la distruzione del nostro alleato Israele”. Comunque, ha assicurato il capo della diplomazia americana, gli Usa non commetteranno lo stesso “errore” commesso lasciando l’Iraq. “Gli Stati uniti manterranno una presenza in Siria, focalizzata per assicurarsi che l’Isis non possa riemergere”, ha puntualizzato, “Non possiamo fare – ha aggiunto – gli stessi errori fatti nel 2011, quando una prematura partenza dall’Iraq ha consentito ad al Qaida in Iraq di sopravvivere e trasformarsi nell’Isis.