Ultimamente i rapporti tra la Turchia e gli Stati Uniti si sono inaspriti a seguito della guerra in Siria, del confronto tra la Turchia e i curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), da tempo impegnati in una lotta separatista con la Turchia e, dell’iniziativa del governo americano volta a creare una forza di sicurezza, per la lotta al terrorismo internazionale, al confine turco-siriano con la partecipazione di milizie che si oppongono al governo di Damasco. Queste problematiche rischierebbero di sfociare in un acceso confronto tra Ankara e Washington.
Secondo il governo turco, tra i gruppi armati coinvolti, ci sarebbero, altresì, unità legate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)- considerata un’organizzazione terroristica dal governo turco, dagli Stati Uniti e dall’Unione europea- : le Unità di protezione del popolo (Ypg), le milizie del partito dell’Unione democratica (Pyd),
A seguito dell’iniziativa del governo americano, volta a creare un forza di sicurezza al confine turco siriano, la Turchia ha schierato le proprie truppe al confine con la Siria, annunciando anche un possibile intervento nelle regioni siriane di Afrin e Manbij per impedire la formazione di un “corridoio” del terrore utilizzato da Pkk, Pyd e Ypg.
Il segretario di Stato degli Usa, Rex Tillerson, nel tentativo di calmare gli animi, durante un discorso tenuto mercoledì 17 gennaio all’Università di Stanford, ha smentito che Washington starebbe creando una “forza di sicurezza di frontiera”, severamente criticata dalla Turchia, definendo le notizie sull’iniziativa turco-siriana, “dichiarazioni avventate”. Lo stesso ha aggiunto che gli Stati Uniti continueranno a lavorare con gli alleati come la Turchia e a prendere in considerazione le preoccupazioni di Ankara riguardo al Pkk. Quella che sembra essere una smentita dell’iniziativa Usa alla frontiera tra Turchia e Siria è giunta mercoledì 17 gennaio anche dal Pentagono. Il portavoce della Difesa Usa, Eric Pahon, ha, infatti, dichiarato che non verrà formato alcun esercito con le Ypg, né una guardia di frontiera convenzionale, precisando, in seguito che gli Stati Uniti continueranno ad addestrare le milizie locali per impedire un ritorno dello Stato islamico.
Sia le dichiarazioni del portavoce del Pentagono che le affermazioni di Tillerson fanno, dunque, pensare a un’incomprensione tra Ankara e Washington, dopo le minacce del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan di far entrare l’esercito di Ankara ad Afrin per impedire formazione del “corridoio del terrore” che minaccia la sicurezza della Turchia. In un discorso pronunciato il 15 gennaio, il presidente turco ha affermato: “gli Stati Uniti hanno annunciato di aver istituito un esercito di terroristi ai nostri confini. Il nostro dovere è di strangolare questa armata prima ancora che nasca”.
L’appoggio degli Usa a Pyd e Ypg sta mettendo a dura prova i rapporti con la Turchia, alleata nella Nato. La proposta di cooperazione militare in Siria avanzata dal capo dello Stato turco sembra coinvolgere anche le forze dei ribelli siriani alleati di Ankara, che compongono l’Esercito siriano libero (Fsa) ed è parallela alla richiesta, da tempo avanzata da Ankara a Washington, di sospendere gli aiuti a Pyd e Ypg. Secondo il presidente turco, infatti, “non è giusto cooperare con un’organizzazione terroristica per combatterne un’altra”. Tuttavia, Washington ha ripetutamente risposto che la cooperazione con i curdi siriani è strettamente limitata alle operazioni contro lo Stato islamico e che gli aiuti vengono forniti in base alle necessità militari di Pyd e Ypg.
La tensione resta alta. A preoccupare la Turchia pare esservi l’eventuale costituzione di uno Stato curdo indipendente nel nord della Siria che potrebbe avere gravi conseguenze per Ankara nel sud-est della Turchia, dove, da tempo, il Pkk conduce una lotta separatista.