Un rapporto dell’Onu sulla guerra civile in Libia ha rivelato che sono stati utilizzati droni e intelligenza artificiale per scovare e uccidere gli avversari. In queste operazioni le milizie che combattevano le truppe del generale Haftar, avrebbero utilizzato droni turchi dotati di intelligenza artificiale, inclusa la tecnologia per il riconoscimento facciale. Hanno lanciato droni tipo il Kargu-2, per attaccare i nemici anche a notevole distanza. La novità assoluta è che questi droni armati colpiscono per uccidere i loro obiettivi “autonomamente” senza il comando finale di un operatore umano. In pratica acquisiscono il loro bersaglio in seguito all’analisi dei dati forniti dagli strumenti dell’intelligenza artificiale e sparano a morte senza alcuna altra valutazione, tipo vitare danni collaterali. Il Kargu-2 è un quadricottero di fabbricazione turca che può essere utilizzato in “sciami” composti di 20 unità.
Non è dato sapere se il primo utilizzo di queste armi letali e senza scrupoli sia stato sul territorio libico. Certo è che se si appurasse che questa tecnologia ha tracciato e sparato autonomamente esseri umani uccidendoli sarebbe un “unicum” del genere, su cui riflettere. Ci sono, tuttavia, rapporti segreti secondo cui Israele avrebbe già usato una simile tecnologia in Siria e Azerbaigian contro le forze armene. L’utilizzo dei droni e robot in guerra non sono una novità: sono utilizzati dalla Corea del Sud nella zona smilitarizzata contro la Corea del Nord e da Israele al confine con Gaza. La Gran Bretagna possiede torrette di carri armati telecomandate. Ma, in tutti questi casi, i sistemi d’arma sono comandati da esseri umani, che possono scegliere i bersagli e valutare le situazioni tattiche di volta in volta utilizzando telecamere integrate. Il mese scorso il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha lanciato un appello affinché i regolamenti internazionali controllino tali armi, incluso il divieto del loro impiego contro gli esseri umani.