La pericolosità delle sempre più attuali ‘fake news’ che spesso sfociano addirittura in una sorta di terrorismo mediatico e psicologico, rischia di scatenare preoccupanti reazioni a catena, molto difficili da controllare, specie nei casi in cui fanno leva sulla crescente insoddisfazione della popolazione che si sente sempre meno tutelata da chi ci governa.
Grazie alle attuali tecnologie in uso, è sempre più frequente la diffusione di notizie di dubbia attendibilità, che riescono a propagarsi con una velocità ed un’efficacia spaventose, rischiando molto spesso di scatenare vere e proprie psicosi se non addirittura sommosse popolari che a volte possono perfino provocare azioni sconsiderate da parte delle vittime di questi veri e propri raggiri.
È il caso della recente catena circolata su whatsapp nei giorni scorsi e riguardante la bufala o presunta tale, riferita a ingenti somme non pagate da un numero considerevole di utenti per la fornitura del servizio di energia elettrica, e le cui morosità sarebbero state ridistribuite a tutti gli altri utenti, quelli perfettamente in regola con i propri pagamenti.
Lo prevede una delibera di Arera, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas che dal 2018 è competente anche per i rifiuti. Il testo prevede che parte degli oneri generali di sistema delle bollette inevase a partire dal primo gennaio 2016 debbano essere coperti dai clienti finali e non dalle imprese di vendita come previsto in passato. Un conto da circa 200 milioni di euro che manda comprensibilmente su tutte le furie diverse associazioni di consumatori, che se la prendono apertamente con Arera, rea secondo loro, di aver emanato questa delibera. In realtà, la citata Autorità non aveva scelta. Il Consiglio di Stato, con sentenza 2186/2016, ha infatti annullato la delibera di Arera che imponeva ai venditori, e non ai clienti finali, la copertura degli oneri non pagati dai morosi. Il Tar della Lombardia ha in seguito ribadito questo principio in altre quattro sentenze, rifacendosi proprio a quanto stabilito Consiglio di Stato. La recente delibera, quindi, non fa altro che adeguarsi a una giurisprudenza ormai consolidata in materia. Riguardo alla pericolosa “sommossa popolare” andata recentemente in onda sui social, è il Codacons a lanciare l’allarme: “Un messaggio pericolosissimo perché invita anche a non pagare la bolletta in attesa di una non meglio specificata sentenza del Tar, e a decurtare questi 35 euro dal bollettino postale. Si tratta di una bufala a tutti gli effetti, che solo in parte si fonda su un aspetto reale”.
Al riguardo, sui social network e attraverso vere e proprie catene di messaggi circolati sui telefoni cellulari di milioni di italiani, veniva annunciato un addebito di 35 euro sulla bolletta di aprile del gestore di energia elettrica. Questo addebito sarebbe stato finalizzato a coprire i debiti degli utenti morosi, quelli cioè che non hanno pagato la propria bolletta elettrica.
Ma cosa significa quel “solo in parte si fonda su un aspetto reale” con cui Codacons chiude la sua nota su questa vicenda?
Il messaggio diffonde dunque un’informazione falsa, distorcendo un fatto vero.
La bufala si riferisce al fatto che l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e i rifiuti (Arera) nei giorni scorsi ha approvato una delibera che consentirà ai distributori della luce di recuperare alcuni crediti inesigibili tramite le bollette di tutti i consumatori.
Secondo i consumatori infatti, la deliberazione dell’Autorità per l’energia, si prefigge l’obiettivo di spalmare sugli utenti finali le morosità, ma solo relativamente agli oneri di sistema non pagati dagli operatori ai distributori dell’energia.
Principio questo, secondo il Codacons, palesemente ingiusto perché, al di là degli importi e dell’entità dei ricarichi in bolletta, spalma sui consumatori onesti parte dei debiti accumulati sulle bollette elettriche. Proprio in tal senso il Codacons sta preparando un ricorso al Tar della Lombardia, dove si impugnerà la delibera dell’Autorità per l’energia chiedendone l’annullamento nella parte in cui addebita all’intera collettività gli oneri di sistema non pagati.
Anche Altroconsumo, espressamente citato nei messaggi in questione come fonte della notizia, prende le distanze: “Continua a generare il panico tra i consumatori. Parliamo della notizia che mette in allerta i clienti in regola con le bollette dell’energia: presto dovranno farsi carico anche delle fatture non pagate dagli altri utenti morosi. Per alimentare la polemica, su WhatsApp sta circolando un messaggio che cita Altroconsumo per dare stime e consigli sbagliati: si tratta di una bufala”.
Nella prossima bolletta non ci sarà dunque nessun aumento che non sia dovuto ai nostri stessi consumi. Arera ha già fatto sapere che per almeno un anno non accadrà nulla e che, quando il meccanismo partirà, gli aumenti saranno irrisori e saranno imputati a quegli oneri già versati dai distributori al Gse e mai ricevuti dalle società fornitrici.
Il tutto ovviamente in attesa dell’annunciato ricorso del Codacons al tribunale amministrativo della Lombardia, con la finalità di chiedere l’annullamento della delibera nella parte in cui prevede questo meccanismo di risarcimento ai danni dei consumatori.
Chi ha inventato la bufala, però, dice di non voler evadere la bolletta tout court ma che pagherà “solo la somma che mi spetta con un bollettino postale scritto a mano con l’importo decurtato della cifra che non mi spetta”. Una missione impossibile, visto che per ora non ci saranno aumenti e, anche quando scatteranno, sarà molto difficile se non impossibile individuare l’esatto importo da decurtare.