Non c’è tema del nostro presente che non abbia una declinazione marittima: dall’energia alla sicurezza, dal commercio all’ambiente, dal fabbisogno alimentare all’industria manifatturiera. Nel volume Geopolitica del mare, edito da Mursia (pagg. 216, euro 25,00. In libreria dal 10 maggio) i maggiori esperti di tematiche marittime, in dieci interventi, tracciano la rotta su argomenti che riguardano da vicino tutti, e non solo chi sul mare vive e lavora.
In Italia sono 190 mila le imprese marittime che rappresentano circa il 3% del Pil, 800 mila gli occupati nel settore. Basterebbero questi dati per segnalare l’importanza che ha la Blue economy, cioè l’economia del mare, nel nostro Paese. Se poi dai confini nazionali si allarga lo sguardo al mondo si deve concordare con gli studiosi che da tempo parlano del nostro secolo come del Blue Century: il 90% del commercio mondiale per volumi e l’80% per valore avviene via mare; il 95% del traffico dati e telefonico passa sotto il mare dove corrono anche le pipelines che trasportano petrolio, gas e acqua. E ancora: il 60% delle risorse petrolifere globali sono offshore. Gli oceani, che ospitano il 50% di tutte le specie viventi del pianeta, forniscono il 20% delle proteine animali e il 5% delle proteine totali della dieta umana. In un futuro ormai prossimo dal mare e dagli oceani potrebbe arrivare l’energia rinnovabile in grado di alimentare il pianeta.
I dati e gli scenari del futuro marittimo tracciati dagli esperti nel libro Geopolitica del mare impongono una riflessione urgente su quali siano gli interessi nazionali e quali le strategie necessarie e utili per garantire al nostro Paese non solo la prosperità che deriva dal mare, ma anche la sicurezza dei confini marittimi e delle cosiddette autostrade del mare. E ancora. I grandi problemi globali: libero accesso e sfruttamento sostenibile dei global commons come il sottosuolo marino, le risorse ittiche, l’Artide e l’Antartide.
In uno scenario dove tutto sta cambiando velocemente e persino il Mare Nostrum non è più solo Nostrum ma vi si sono affacciate potenze economiche mondiali, come la Cina, definire gli interessi nazionali, dentro e fuori i confini, significa tracciare una strategia marittima, nel senso più ampio del termine, che coinvolga il mondo politico, economico, militare, industriale ma anche sociale e culturale. Una strategia che possa avvicinare anche alla istituzione di una guida unica (c.d. Ministero del Mare) che risponda a tutte le specificità del settore marittimo nazionale, implementandone le enormi potenzialità rispondendo alle richieste sempre più pressanti del settore a tutto vantaggio dell’economia e della sicurezza del Paese.
La possibilità di un uso pacifico e responsabile del mare è un interesse nazionale? È questa la domanda di fondo che sollecitano gli esperti che, con prospettive e competenze diversificate, indicano al sistema Paese una priorità per il futuro: definire la strategia marittima italiana per il Blue Century.