Iraq va al voto. Cinque mesi dopo aver dichiarato la vittoria sul califfato, l’Iraq torna alle urne. Le previsioni vedono gli sciiti vincenti, anche se divisi, i curdi in difficoltà mentre i sunniti paralizzati. È la quarta volta che il Paese va alle urne, da quando nel 2003 fu rovesciato il regime di Saddam Hussein e, a differenze delle precedenti tornate, la campagna elettorale si è svolta in modo pacifica senza essere accompagnata dalla violenza.
Per evitare comunque tensioni, oggi, sabato, giornata di voto, le autorita’ chiuderanno le frontiere e lo spazio aereo. Le elezioni si svolgeranno in un clima di particolare tensione tra Usa e Iran, le due potenze più influenzano il Paese.
Tra le liste sciite Haider al-Abadi, già premier che cerca un nuovo mandato forte della vittoria proclamata sull’Isis. Haider si contenderà la leadership con il suo predecessore Nuri al-Maliki e Hadi al-Hameri, ex ministro dei trasporti che vanta stretti legami con i Guardiani della Rivoluzione iraniani.
La frammentazione del voto tra le liste sciite rischia di portare ad una lunga contrattazione tra le parti prima di poter vedere la costituzione di un governo.
Nettamente ridimensionati i curdi a causa delle misure di ritorsione messe in atto dal governo centrale dopo il referendum sull’indipendenza del settembre, per quanto riguarda i sunniti, che hanno quattro liste, non hanno alcuna possibilità di tornare al potere, ma dovrebbero svolgere un ruolo di supporto nella formazione del governo.
Il grande ayatollah Ali Sistani, contrariamente a quanto accaduto nelle tornate elettorali precedenti, non ha chiamato gli elettori alle urne, Ma ha chiesto loro di rimuovere i “corrotti” e gli “incapaci” in un paese classificato tra i più corrotti al mondo.