(di Francesco Matera) All’estero si stanno riempiendo le terapie intensive, l’Italia, da sempre capofila nell’aver adottato misure di contenimento più restrittive sta pensando nuove misure emergenziali al fine di convincere gli indecisi alla vaccinazione e favorire la terza dose, cosiddetta “booster”, a coloro che hanno terminato il primo ciclo vaccinale.
Il governo è stretto, quindi, nella morsa di una importante recrudescenza del virus e il pressing dei presidenti di Regione che scongiurano nuove chiusure nel periodo natalizio.
La settimana prossima le nuove misure, tramite un ennesimo DPCM. II decreto confermerà l’obbligo per il personale sanitario e per i lavoratori delle Rsa di sottoporsi al richiamo del vaccino. Il governo sta valutando anche l’anticipo della terza dose a partire dalla fine del quinto mese e non dal sesto, in dissincronia con il parere dell’Ema, che ritiene valido l’intervallo di 6 mesi.
Il governo si trova, pertanto, nella condizione di dover fare un netto distinguo tra chi si è vaccinato e chi no. Una linea “dura” che traspare dalle indiscrezioni del ministero della Salute, confermata dalla titolare degli Affari Regionali Mariastella Gelmini che di fronte ai presidenti di Regione ha chiarito come non ci sia “alcuna volontà di spaccare il Paese, ma se l’aumento dei contagi e delle ospedalizzazioni dovesse portare a nuove restrizioni, non sarebbe ipotizzabile mettere sullo stesso piano i vaccinati e i non vaccinati”.
Green pass a marcia ridotta. Gli ultimi studi dell’Istituto superiore di sanità dimostrano che la copertura vaccinale diminuisce dopo 6 mesi, e pertanto il nuovo decreto stabilirà che il green pass non è più valido un anno, ma 9 mesi dall’ultima inoculazione. Per questo motivo ieri sera Speranza ha anticipato al 22 novembre l’avvio della campagna di richiamo per la fascia di età tra i 40 e i 60 anni, mentre l’Ema, entro il 29 novembre prossimo, si dovrebbe esprimere sul vaccino per i bambini tra i 5 e gli 11 anni.
Capitolo tamponi. I tamponi antigenici hanno mostrato un’attendibilità non completa e per questo c’è chi vorrebbe eliminarli come requisito per ottenere il green pass. Rimane il dubbio anche per i molecolari, ma in questo caso il problema riguarda la durata. Dal momento in cui arriva l’esito negativo ci sono infatti 72 ore e molti scienziati ritengono che in questo lasso di tempo ci si possa infettare e dunque essere contagiosi senza accorgersene. Per questo hanno chiesto di ridurre la validità portandola a 48 ore, mentre quella dell’antigenico potrebbe essere limitata a 24 ore.
Divieti per i no vax. Bar, ristoranti, cinema, teatri e tutti i luoghi al chiuso potrebbero essere inaccessibili per chi non si è vaccinato. Una scelta rigorista ma necessaria sostengono al ministero della Salute. Tra le ipotesi al vaglio l’eliminazione del tampone per ottenere il green pass. Antigenici e molecolari dovrebbero essere utilizzati soltanto per chi non ha il vaccino ma deve andare al lavoro.