A svelare l’arcano sull’F-35B precipitato, appena dopo il decollo dalla portaerei inglese HMS Queen Elizabeth, è stato il giornale inglese The Sun. A far inabissare il velivolo, il 17 novembre scorso, sarebbe stato un errore umano perché è stato appurato che non è stata rimossa, come previsto prima del decollo, la copertura antipioggia.
L’aereo faceva parte di un gruppo di otto F-35B britannici imbarcati con altri 10 F 35B appartenenti al Marine Fighter Attack Squadron 211 dell’US Marine Corps. Il pilota si è eiettato ed è stato soccorso e riportato a bordo. All’indomani dell’incidente, il Segretario alla Difesa Ben Wallace, come citato dal corrispondente della BBC, Jonathan Beale, ha fornito alcuni ulteriori dettagli, affermando che l’F-35 si è inabissato subito dopo il decollo dalla portaerei e che i voli operativi e di addestramento a bordo della HMS Queen Elizabeth sono continuati nonostante l’incidente.
L’attività di volo, infatti, non è stata interrotta e tutti gli F-35B compresi quelli del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, della Marina e Aeronautica italiana, hanno partecipato ad una importante esercitazione congiunta nel Mediterraneo. Il giornale inglese precisa che la copertura antipioggia, del valore di pochi euro, ha causato un danno di 100 milioni di euro.
L’errore degli addetti alla linea di volo ha causato la perdita di uno dei più costosi velivoli militari della storia dell’aviazione ma avrebbe potuto causare la morte del pilota e di altri militari presenti sul ponte della portaerei.
In attesa che le indagini della commissione forniscano dettagli e conferme sulle prime supposizioni, sono ancora in corso le operazioni di recupero dell’F-35B in una corsa contro il tempo per evitare che russi e cinesi possano carpire i segreti del velivolo di quinta generazione più attenzionato al mondo, vanto di un lungimirante consorzio di Paesi occidentali, tra cui come antesignano figura a pieno titolo l’Italia.