Attacco cyber in Ucraina, Russia pronta all’invasione?

(di Andrea Pinto) Un messaggio è apparso sulla maggior parte dei computer istituzionali ucraini: “Ucraini, tutti i vostri dati personali sono stati cancellati e non sarà possibile riaverli. Abbiate paura, e aspettatevi il peggio”. 

Sono così  stati violati i server di ministeri di peso come quello del ministero degli esteri e dell’Istruzione. Ieri,  in tarda serata, il servizio è stato ripristinato ma rimangono i segni di un attacco che non porta a niente di buono. Non è un caso che l’attacco sia partito a seguito delle continue incomprensioni tra Russia, OcseNato e Usa, dopo i vertici fallimentari di questi giorni. Le accuse sono reciproche tra i blocchi: la Russia accusa la Nato di volersi espandere sempre più ad est, inglobando addirittura l’Ucraina nell’ombrello di protezione di cui all’art. 5 del Trattato Nord Atlantico, mentre la Nato, con gli Usa in testa accusano Mosca di aver intrapreso, nel corso degli ultimi dieci anni, una politica estera aggressiva e non rispettosa del diritto internazionale, tendente a sottomettere i Paesi confinanti, un tempo inglobati nell’ex Unione Sovietica. 

Altro nodo è la questione energetica dove la Russia, tramite la compagnia  privata Gazprom, gestisce, a suo piacimento, il flusso di gas verso l’Europa come ritorsione al mondo occidentale. Il Cremlino, di fatto, usa la leva dei flussi di gas anche per sbloccare il progetto baltico Nord Stream 2 che trasporta il gas naturale dai giacimenti russi alla costa tedesca.  L’ambizioso gasdotto si estende per 1230 km sotto il Mar Baltico ed è il più lungo del mondo. E’ stato ideato per potenziare il gas già fornito dalla Russia all’Europa raddoppiando così il tracciato del già esistente Nord Stream che corre parallelo al nuovo progetto.

Mosca vuole, pertanto, rassicurazioni scritte sull’esclusione permanente dell’Ucraina dalla Nato, e sul ritiro delle postazioni difensive alleate posizionate in Polonia e nei paesi baltici. Usa e Nato, invece,  ripetono che non sarà la Russia a cambiare la politica di espansione a nuovi membri che caratterizza il Trattato, e chiedono invece una de-escalation immediata al confine con l’Ucraina. 

L’attacco informatico potrebbe però essere anche il preludio ad un attacco via terra in Ucraina, a sostenerlo è l’ambasciatrice ucraina a Washington, Oksana Markova:  “se la Russia deciderà di attaccare il nostro paese, l’offensiva militare sarà preceduta da un attacco cibernetico”. 

Mentre il ministro degli  esteri russo Sergei Ryabkov ha detto, in un’intervista televisiva, che il suo governo è pronto a prendere misure “militari di natura tecnica”, mandando  truppe a Cuba ed in Venezuela.

II dipartimento di Stato Usa, in risposta, ha affermato che la controffensiva sarà determinata e commisurata alla minaccia di un eventuale dislocamento di soldati russi in area caraibica. 

L’intelligence Usa sostiene, invece, che la Russia avrebbe già infiltrato in territorio ucraino agenti provocatori pronti a compiere un attentato di alto profilo contro un obiettivo russo, come ad esempio una sede consolare. L’attacco diverrebbe il pretesto per l’ingresso delle truppe russe e dei suoi alleati che già da un mese premono su tutto l’arco del confine settentrionale e orientale del paese, una fotocopia di quello che accadde otto anni fa in Crimea.

Sembra di essere ritornati alla guerra fredda di un tempo. Per ora, al di là dell’attacco hacker in Ucraina, a tenere bando è solo la retorica tra i diversi blocchi contrapposti. Importante sarà però il prossimo incontro tra Putin e Xi Jinping, dove potrebbe nascere un poderoso e minaccioso blocco euroasiatico difficile da contrastare.

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