Uno degli avanzamenti più concreti dell’Unione europea è lo spazio Schengen, una zona di libera circolazione. All’atto pratico, all’interno di questa zona, i cittadini dell’Unione europea e quelli di paesi terzi possono spostarsi liberamente senza essere sottoposti a controlli alle frontiere, salvo circostanze eccezionali. Il codice Schengen, infatti, prevede la possibilità di reintrodurre, temporaneamente, dei controlli nel caso di minaccia seria o timori per la sicurezza interna.
Lo spazio Schengen è composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Dei 26 Paesi che ne fanno parte, sono attualmente 6 ad aver reintrodotto i controlli alle frontiere: Francia, Austria, Germania, Danimarca, Norvegia e Svezia.
Parigi lo ha fatto a seguito degli attacchi terroristici, gli altri cinque per far fronte al flusso eccezionale di migranti
· Francia
I controlli sono stati rinnovati il 30 aprile scorso e sono validi fino al 30 ottobre 2018 su tutti i confini nazionali, per “persistente minaccia terroristica”, spiega la Commissione Ue.
· Austria
Rinnovati dal 12 maggio all’11 novembre, per “la situazione della sicurezza in Europa e minacce provenienti dai movimenti secondari continui e significativi”. Sono validi alle frontiere con Ungheria e Slovenia.
· Germania
Anche questi rinnovati dal 12 maggio all’11 novembre a causa dei “significativi movimenti secondari”, e riguardano solo il confine con l’Austria.
· Danimarca
Stesso periodo e motivazioni di Germania e Austria. Ha sigillato i confini di terra con la Germania, nonché i porti che la collegano a quelli tedeschi.
· Svezia
Controlli validi dal 12 maggio all’11 novembre, per la «continua e seria minaccia alla sicurezza interna». Controlli a tutte le frontiere interne.
· Norvegia
Controlli autorizzati dal 12 maggio all’11 novembre, a causa della «situazione della sicurezza in Europa e dei movimenti secondari». Chiuse tutte le frontiere interne con un’attenzione iniziale ai collegamenti marittimi con Danimarca, Germania e Svezia.
Per la Commissione Ue deve rimanere un’eccezione e rispettare il principio della proporzionalità. Bruxelles, però, può solo esprimere un parere e non porre un veto, essendo la scelta una prerogativa dei governi.