Sono otto i giovani calciatori portati in salvo dalla grotta di Tham Luang, in Thailandia. Quattro sono stati fatti uscire ieri e quattro nelle operazioni di stamattina. Per altri 4 ragazzi e per il loro allenatore il recupero slitta a domani per ragioi logistiche dovute all’arrivo della notte. Portati all’esterno, i ragazzi sono stati trasferiti in ospedale con un elicottero.
Circa quattro chilometri, passaggi stretti (uno largo solo 38 centimetri) immersioni in tunnel allagati, pendenze e un lungo cammino tra correnti d’acqua e rocce: sono le difficoltà della missione di salvataggio iniziata oggi in Thailandia per salvare 12 ragazzini e il loro allenatore intrappolati in una grotta. Il primo tratto è quello che presenta i rischi maggiori. Per superarlo, i ragazzi, che hanno trascorso circa nove giorni senza mangiare prima di essere ritrovati lunedì, dovranno immergersi in uno stretto passaggio: c’è spazio per una sola persona. I ragazzi, molti dei quali non sapevano nuotare prima di essere soccorsi, hanno preso lezioni intensive sulla gestione delle attrezzature per l’immersione. Utilizzeranno maschere speciali che coprono l’intero viso e permettono loro di respirare naturalmente, oltre a comunicare con le squadre di soccorso. I sommozzatori esperti (sono 18, 13 stranieri e 5 thailandesi) hanno avvertito del rischio della missione ma hanno assicurato che è l’opzione migliore, resteranno sempre con i ragazzi, per guidarli. I ragazzi potranno tenersi a una corda attaccata al muro attraverso un percorso di saliscendi in un terreno roccioso con forti correnti d’acqua, illuminato artificialmente. Una volta usciti, i ragazzini saranno visitati e valutati dai medici. Ad attenderli, 13 ambulanze e cinque elicotteri, per il trasporto in ospedale. Le precipitazioni sono una delle preoccupazioni principali, perché l’acqua filtrata dal monte può tornare a inondare le gallerie. Secondo le autorità le operazioni dureranno 2-3 giorni.
Si immergeranno 2 sub per ciascuna persona costretta nella cava. Nel team di recupero 13 divers stranieri e 5 thailandesi. Il recupero ha avuto inizio alle 10 locali, le 5 in Italia.
La dimostrazione delle difficoltà della risalita è la morte di un ex Navy Seal di 38 anni che si era inabissato per portare delle bombole di ossigeno ai ragazzi. Durante il trasporto di bombole nella grotta dove ormai l’ossigeno scarseggia (è sceso alla pericolosa soglia del 15% contro un valore medio di 21%) ed è rimasto senza aria. Non si capisce se per carenza di ossigeno durante l’immersione o malfunzionamento della bombola. Una tragedia che ha gettato nello sconforto i soccorritori. Se un esperto può morire nel difficile tragitto che separa i ragazzi dalla salvezza, preoccupa la possibilità che i giovani, stremati e indeboliti dopo quasi due settimane, riescano a compiere quel trasferimento. Trasferimento che comunque resta “urgentissimo”: “bisogna fare in fretta”, è la parola d’ordine che si ripete, tra i soccorritori, davanti all’ingresso della grotta dove in attesa ci sono anche le famiglie disperate che pregano di rivedere presto sani e salvi i loro ragazzi. Intanto l’allenatore di calcio si è scusato con i loro genitori nella prima lettera che lui e la squadra hanno inviato attraverso i sub che stanno facendo la spola tra la cava e la terra. I genitori dei 12 ragazzi thailandesi hanno detto all’allenatore di non sentirsi in colpa, lo scrive il quotidiano thailandese The Nation, riportando estratti dei messaggi scritti che le famiglie hanno fatto recapitare al gruppo bloccato da due settimane, dopo che ieri sera avevano ricevuto le lettere dei ragazzi e anche le scuse da parte dell’allenatore. L’allenatore comunque è vicino ai ragazzi anche se molto provato, ha rinunciato alla sua razione di cibo per darla ai suoi dodici allievi. Sarà anche l’ultimo a risalire.