(di Massimiliano D’Elia) Sono state colpite due antenne in Transnistria, territorio filorusso, il Paese ha messo in stato di allerta le forze di sicurezza. Un deposito di munizioni è andato in fiamme nelle prime ore di questa mattina vicino al villaggio di Staraya Nelidovka nella regione di Belgorod, nella Russia occidentale, vicino al confine con l’Ucraina.
L’Inghilterra, al riguardo, ha sostenuto che Kiev ha il diritto di attaccare il suolo russo. Il viceministro della Difesa britannico James Hippie ha pubblicamente legittimato le incursioni ucraine oltre i propri confini. Immediata la risposta di Mosca:”sappia l’Occidente che Mosca dispone di tutte le possibilità per una eventuale risposta. NeI caso si tentasse di realizzare una provocazione da parte del regime ucraino, la nostra replica sarà proporzionata alla gravità del fatto”.
Più esplicita la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova che ha così stigmatizzato le parole pronunciate dal numero due della Difesa di Sua Maestà: “per incrinare la logica perversa delle “forniture militari”, la Russia può infliggere duri colpi in qualunque momento nel territorio di quei Paesi Nato che forniscono armamenti al regime di Kiev. La Gran Bretagna è una di queste nazioni“.
Il Cremlino dalla pura retorica ha poi tracciato il probabile futuro tattico: “come abbiamo più volte avvertito, le nostre forze armate sono pronte a colpire con armi di alta precisione di grande gittata i centri dove vengono decise le azioni di Kiev“.
Ad andare pesante con riferimenti storici è Nikolaj Patrushev, attuale segretario del Consiglio di sicurezza ed ex capo dei Servizi segreti che, in una Intervista al quotidiano Rossi jskaya Gazeta, ha così argomentato: “negli anni Trenta l’Occidente collaborò coi nazisti almeno fino al 1943. Ora la storia si ripete. A differenza dalla Russia, interessata alla più rapida conclusione dell’Operazione militare speciale e alla minimizzazione delle perdite da entrambe le parti, l’Occidente rimane incline a prolungare questa situazione fino all’ultimo ucraino rimasto in vita“.
Nel frattempo Putin ha incontrato il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres e a margine dell’incontro ha parlato dell’evoluzione del conflitto in Ucraina dopo i fatti di Bucha: “Fino a quel momento, risultava una disponibilità apparente a discutere del genocidio in corso nelle regioni filorusse oppresse dai nazisti ucraini. Dopo, ogni colloquio è risultato inutile. Per noi invece continua a essere chiaro che non può esserci alcuna garanzia di sicurezza senza prima un accordo sul Donbass e sulla Crimea”.
In un video esclusivo della Cnn le riprese di un drone fra il 12 e il 13 marzo e geolocalizzato per verificarne l’autenticità, si vedono mezzi e truppe di Mosca transitare in strada accanto ai cadaveri di civili. Il video dimostrerebbe quindi che il massacro non è avvenuto, come sostenuto dal Cremlino, dopo la ritirata delle truppe russe.
L’incontro di Ramstein
Nel frattempo nella base militare di Ramstein, in Germania, gli Stati Uniti hanno convocato una riunione con 40 Paesi per aiutare l’Ucraina con armi e aiuti finanziari: “Siamo pronti a muovere mari e monti per stare al fianco dell’Ucraina”.
La più reticente Germania invierà un sistema anti-aereo mobile all’Ucraina, il Gepard: è la prima fornitura diretta di armi pesanti da parte di Berlino.
“L’Italia manterrà l’impegno assunto, continuerà a mandare armi alla resistenza ucraina, ritiene che il suo ruolo in questo contesto sia indispensabile, come quello di tutti i Paesi, Nato e non, che stanno aiutando l’esercito aggredito a difendersi. Un secondo decreto del governo è in arrivo nelle prossime ore e conterrà più o meno lo stesso gruppo di armamenti che è stato già inviato al governo di Zelensky”.
Così il ministro della Difesa Lorenzo Guerini al rientro in Italia dopo aver partecipato al vertice di Ramstein in Germania. La ricognizione fatta a livello politico proseguirà ora a livello tecnico, anche la nostra Difesa dovrà coordinarsi con quelle degli alleati, per aiutare in modo più efficace l’esercito ucraino. Per questo obiettivo è in stato di preparazione un terzo decreto da parte del governo Draghi, che alzerà il livello degli aiuti militari, inviando a Kiev anche cingolati e artiglieria pesante.
L’Australia invierà sei obici M777 e munizioni all’Ucraina, come parte di uno stanziamento di 26,7 milioni di dollari in dotazioni militari, come risposta alla brutale, implacabile e illegale invasione della Russia.
Il Canada ha finalizzato un contratto per l’acquisto di otto mezzi militari blindati prodotti da Roshel. «Li forniremo ai nostri amici ucraini il più presto possibile», ha scritto su Twitter la ministra della Difesa canadese, Anita Anand.