Ieri i ministri degli Interni dell’Unione si sono accordati sulla questione dei flussi migratori imbastendo una prima bozza legislativa che guarda con attenzione alle richieste d’asilo. Trovata l’intesa ora parte il totuoso ed insidioso percorso di forte confronto tra il Consiglio e il Parlamento.
Desta preoccupazione, nei futuri dibattiti che seguirano l’iter di approvazione delle nuove norme, l’atteggiamento dei Paesi che ieri hanno espresso la loro contrarietà all’intesa. Polonia e Ungheria hanno votato contro, mentre quattro Paesi si sono astenuti: Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria.
“Per noi si tratta di un grande giorno“, ha affermato la ministra svedese dell’Immigrazione Maria Malmer Stenergard, che ha presieduto la riunione. “Quando siamo uniti siamo in grado di prendere decisioni non faclli ma necessarie“.
Stoccolma ha la presidenza di turno dell’Ue e ha dovuto gestire il negoziato sui due principali regolamenti del nuovo Patto per la migrazione e l’asilo.
I due regolamenti vogliono rafforzare la responsabilità dei Paesi di primo ingresso ma anche l’obbligo alla solidarietà da parte degli altri Paesi, stabilendo un numero minimo obbligatorio di accessi. Sui ricollocamenti i ventisette hanno trovato un accordo sul pagamento di 20mila euro per migrante laddove il Paese ospitante non garantirà l’accoglienza. Una specie di solidarietà finanziaria che dovrà poi confliuire in un fondo europeo da creare ad hoc, finalizzatto alla gestione del fenomeno migratorio a 360 gradi.
Il testo sul Patto per le migrazioni e l’asilo introduce anche la novità della procedura accelerata alla frontiera per esaminare le domande dei migranti che hanno minori possibilità statistiche di ottenere lo status di rifugiato.
La commissaria Johansson ha precisato che per poter rimpatriare un migrante in un Paese di transito o diverso da quello di origine, lo Stato “deve rispondere a tutti i criteri di Paese terzo sicuro e ci deve essere una connessione tra la persona e questo Paese. In alternativa serve il consenso della persona però saranno gli Stati membri a stabilire se esiste una connessione“.
Polonia e Ungheria hanno giustificato la loro contrarietà al versamento economico per ogni migrante perchè, secondo il ministro degli Interni polacco Bartosz Grodedd “la scelta di far pagare una multa di 22mila euro se non accogliamo un migrante non verrebbe accettata dalla nostra pubblica opinione“.
Il ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi ha così commentato dopo aver ricevuto rassicurazioni sul ruolo dei Paesi terzi nel frenare l’emigrazione verso l’Europa: “L’Italia ha avuto una posizione di grande responsabilità, ha trovato corrispondenza da altri Paesi“. L’Italia non ha accettato la proposta iniziale che i 20 mila euro per migrante finissero all’Italia direttamente per una mera questione di dignità sociale, proponendo di fatto la creazione di un fondo comunitario dedicato che ha accolto il parere favorevole della maggioranza dei rappresentanti comunitari.
Il premier Giorgia Meloni ha detto a caldo che “quando noi non riusciamo a reggere i flussi migratori, in qualche modo il problema diventa di tutti“. Meloni ha poi espresso la sua soddisfazione al riguardo della missione di domenica scorsa in Tunisia con la presidente della Commissione Ue von der Ieyen e con il premier olandese Rutte.
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