l ponte sullo Stretto non serve solo all’Italia ma, come racconta il quotidiano Domani, anche all’Europa, agli americani e alla Nato.
Per questo motivo l’opera dovrebbe rientrare nel Trans-European Transport Network, un progetto di mobilità europea pensato per migliorare i collegamenti all’interno dell’Unione anche in ottica militare così come pensato per la Tav Torino-Lione.
La Nato ha più volte rappresentato l’esigenza di una maggiore mobilità ad oggi fortemente ostacolata da ponti vetusti e non in grado di sorreggere i pesanti mezzi militari, ovvero di reti ferroviarie tra i paesi comunitari non uguali e difficili da raccordare. Per questo motivo l’Ue ha stanziato altri 790 milioni di euro per il Ten-T cosi da essere meglio preparata in caso di aggressione. Anche l’Ucraina ha comunicato in sede Ue di voler adeguare lo scartamento dei suoi binari agli standard europei. Ad agevolare tale processo di conversione in Ucraina dovrebbe occuparsi l’azienda italiana Mermec.
La Meloni non vuole perdere l’occasione di poter attingere ai fondi europei destinati per le infrastrutture per la mobilità e nella relazione presentata il 31 marzo specificava come il ponte sullo Stretto costituisce “un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di basi militari Nato nell’Italia meridionale“.
Rendere più agevoli i trasporti tra le basi della Us Navy di Sigonella e Napoli non è un aspetto di poco conto. Dal ponte ne gioverebbe anche la Difesa italiana, in considerazione della presenza di importanti basi militari in Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. In Sicilia c’è l’aeroporto militare di Sigonella, da dove partono tutte le principali missioni americane nel Mediterraneo, e il Muos, il sistema satellitare realizzato in una riserva naturale a Niscemi e gestito dal Dipartimento della difesa Usa.
A costruire ques’opera sontuosa tante aziende importanti italiane come la WeBuild a cui è stato già assegnato il raddoppio ferroviario dei treni sulla Palermo-Catania-Messina per un valore di 640 milioni di euro, ma l’azienda è anche azionista per 1145 percento di Eurolink, consorzio al quale il governo intende riaffidare l’incarico della progettazione esecutiva e della realizzazione del collegamento sullo Stretto. WeBuild però non ha esperienza solo nel settore civile: nel suo portfolio sono presenti i lavori per l’ammodernamento dell’aeroporto militare di Capodichino, la costruzione della tratta dell’alta velocità Novara-Milano e del passante autostradale di Mestre. Queste ultime due opere, proprio come il ponte, sono utili per collegare le badi americane nel nord-est italiano. Ad essere coinvolta nel progetto, scrive sempre Domani, vi è anche la Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna – CMC, che si è già occupata del potenziamento infrastrutturale di Sigonella, della costruzione delle infrastrutture per ospitare i militari americani nell’aeroporto Dal Molin di Vicenza e anche di una parte della Tav, opera ugualmente strategica sotto il profilo militare. Oltre a WeBuild poi, tra gli azionisti di Eurolink c’è anche la Società italiane condotte d’acqua, che tra le altre cose ha realizzato un hangar di rimessaggio e alcuni fabbricati nella base elicotteri dell’Aviazione dell’esercito di Lamezia Terme e gli edifici per la Scuola allievi Carabinieri di Reggio Calabria.
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