A seguito della denuncia del ministro Crosetto sono partite le indagini che vedono coinvolto un sottufficiale della Guardia di Finanza accusato di essersi introdotto nei sistemi informatici riservati, alla ricerca di informazioni da mettere a corredo degli Alert della Banca d’Italia relativi alle operazioni finanziarie sospette, note come Sos. Il sottufficiale, sentito agli inizi dell’indagine dalla Procura di Roma aveva detto di essersi attenuto, in maniera del tutto lecita, ad un protocollo interno della Direzione nazionale antimafia, Dna. Nella Dna il militare lavorava su incarico del sostituto procuratore nazionale che si occupava all’epoca del Servizio Sos.
Così in un comunicato l’ufficio del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, spiega la sostanza delle indagini in corso sul presunto dossieraggio di personalità del mondo della politica, delle istituzioni e degli affari: “Da aprile l’ufficio sta proseguendo in assoluta riservatezza indagini più ampie rispetto alla denuncia del ministro Crosetto e che si sono ovviamente estese rispetto all’ipotesi originaria di violazione di notizie riservate solo a danno del capo della Difesa, e sono già state sentite numerose persone ed esaminata una rilevante quantità di documenti”.
Su Crosetto l’attenzione del finanziere si è concentrata sulle dichiarazioni dei redditi e di altri dati sensibili prima che l’imprenditore entrasse a pieno titolo in politica. Ma il filone delle indagini ha scoperto che non era solo Corsetto sotto la lente d’ingrandimento del finanziere ma anche oltre cento personalità di spicco del sistema politico, istituzionale e imprenditoriale italiano. Il punto è scoprire perchè l’infedele finanziere effettuava tali dossieraggi e soprattutto per conto di quale entità.
Secondo la tesi del maresciallo della Guardia di Finanza vi era un’autorizzazione tacita a muoversi liberamente tra le varie banche dati alla ricerca di informazioni che potessero risultare utili alle varie Procure distrettuali, sulla base di spunti investigativi individuati anche di propria iniziativa proprio sulla base delle Sos della Banca d’Italia. Sos che vengono trasmesse alla Guardia di finanza che poi le smista alla Direzione nazionale antimafia. Tutto lineare se non fosse che è emerso che tutti quei dati sarebbero rimasti nel pc del sottufficiale e non inviati, come previsto, alle procure interessate per seguitare le indagini sui movimenti sospetti. Nè tantomento risulterebbero richieste delle varie procure tendenti ad approfonfire le posizioni degli oltre cento nomi attenzionati.
Come scrive Corsera probabilmente uno dei magistrati della Dna potrebbe essere l’oscuro regista di tale attività mentre il maresciallo avrebbe solo la colpa di aver utilizzato i computer del Nucleo di polizia valutaria della capitale nonostante l’assegnazione alla Dna. L’ipotesi — da dimostrare scrive sempre Corsera — è che abbia utilizzato lo scudo della Procura nazionale, e l’eventuale delega in bianco secondo un protocollo informale concordato con quell’ufficio, per altri scopi. Magari su commissione di altre entità. II sospetto del dossieraggio nasce proprio dagli approfondimenti allargati ad altri sistemi non collegati alla Dna.
Gli altri nomi illustri finora trapelati, finiti nella rete del finanziere, sarebbero gli ex premier Matteo Renzi e Giuseppe Conte, il giornalista Rocco Cassalino e il calciatore della Roma Francesco Totti. Tantissimi altri sono però i nomi di personaggi famosi i cui dati sono custotiditi in apposite cartelle distinte all’interno del computer del finanziere e su cui il procuratore perugino sta indagando con assoluta speditezza.
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