Ieri l’aereo privato di Evgenij Prigozhin, fondatore e capo della compagnia privata militare Wagner, è precipitato a 300 chilometri da Mosca e a meno di 50 dalla residenza di Putin a Valdaj. Le cause forse non le conosceremo mai, certo è che non si è trattato di un incidente. Rosaviatsiya, l’agenzia federale che regola il trasporto aereo, ha confermato la notizia che circolava da ore su media e social, pubblicando subito anche la lista dei passeggeri. L’agenzia ha comunicato che sarebbero partrite da subito le indagini sull’incidente.
A confermare la notizia della morte del loro capo direttamente i miliziani della Wagner sul canale Telegram ‘Grey zone’:
“Il capo del gruppo Wagner, eroe della Russia, un vero patriota della sua Patria, Eugeny Viktorovich Prigozhin, è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all’inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!”. La Wagner ha anche precisato che oltre a Prigozhin sull’aereo vi era il numero due dell’organizzazione, tale Dmitry Utkin.
In rete un video riprende le fasi della caduta dell’aereo. Alle 18.11 ora di Mosca durante la caduta si intravede una traccia di fumo vicino alla carlinga preceduta da due esplosioni. Poi la fusoliera è precipitata e poco dopo a terra sarebbero arrivati altri pezzi. Esplosione a bordo o bersaglio di uno o due missili? I soccorritori arrivati sul posto avrebbero recuperato, dopo breve tempo, tutti i corpi, ma nessuno conferma di aver identificato Prigozhin (si aspettano i risultati delle analisi del dna sui resti dei corpi).
Da qui le congetture che Progozhin sia ancora vivo e che abbia architettato tutto per scomparire per sempre dalla scena. I wagneriani hanno anche detto che un aereo gemello dell’Embraer precipitato aveva già raggiunto in precedenza San Pietroburgo per poi ritornare a Mosca. Forse Progozhin era davvero su quell’altro aereo? Chissà!
Una morte annunciata
In un’intervista al Financial Times due settimane fa Christo Grozev, uno dei principali reporter della piattaforma di giornalismo investigativo Bellingcat, ne aveva predetto la morte dopo il tentato ammutinamento di fine di giugno. Da quel dì il Financial Times ha seguito su Flightradar i due jet brasiliani della Wagner, utilizzati da Prigozhin. Secondo Bellingcat, il capo della Wagnerr cambiava spesso aereo all’ultimo momento per non far sapere su quale avrebbe volato.
“Putin è andato in TV e ha definito Prigozhin un traditore. Tutti sanno cosa si fa con i ‘traditori’ e Putin vuole vederlo morto. Ma non può ancora farlo, diceva Grozev. Nel giro di sei mesi Prigozhin sarà morto o ci sarà un secondo colpo di Stato“, aveva spiegato il giornalista. Nell’intervista Grozev ha ricordato di aver detto, lo scorso gennaio, che Prigozhin si sarebbe ribellato a Putin “nel giro di sei mesi – ed è esattamente quello che è successo”.
Negli ultimi mesi le invettive di Prigozhin erano diventate un affronto continuo. Prima contro le colombe russe, poi contro i vertici militari, più volte tacciati di incompetenza. A partire dal ministro della Difesa Shoigu, colpevole a suo dire di aver abbandonato la Wagner sul fronte di Bakhmut senza munizioni né supporto aereo, e perfino di aver bombardato una sua base.
Ma l’affronto peggiore è stato in tentato golpe di giugno scorso. “Imperdonabile” per uno come Putin.
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