Secondo quanto reso noto dalle forze dell’ordine, sarebbero più di 450 le persone rimaste ferite e una trentina quelle fermate venerdì sera a Bucarest, nelle proteste contro il governo di sinistra e contro la corruzione.
Il presidente di centrodestra Klaus Iohannis ha condannato l’intervento delle forze dell’ordine che ha definito “brutale e sproporzionato” e ha chiesto alla procura di aprire un’inchiesta. Secondo fonti ospedaliere, la maggioranza dei feriti è stata soccorsa per aver inalato gas lacrimogeni, mentre altri hanno riportato contusioni.
Tra i feriti anche una trentina di agenti, 11 dei quali sono stati ricoverati in ospedale.
Secondo una prima stima, erano almeno in 80mila i manifestanti che al centro di Bucarest si sono riuniti per denunciare la “corruzione del governo”, tra loro migliaia di espatriati e migliaia di bambini.
Centinaia di persone hanno tentato di forzare i blocchi della polizia e gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e spray urticanti, respingendoli. Lo scorso mese il presidente Klaus Iohannis ha licenziato la procuratrice anticorruzione Laura Codruta Kovesi, che era considerata un simbolo della lotta contro questo tipo di illecito, elogiata da Bruxelles. La procura anticorruzione (DNA), guidata da Kovesi, ha condotto una repressione della corruzione presente nella pubblica amministrazione provocando la rabbia della classe politica che l’ha accusata di abuso di potere.
Manifestazioni sono state organizzate anche in altre città come Cluj, Sibiu e Timisoara.
La Romania da più di un anno è teatro di grandi manifestazioni di protesta contro la corruzione presente nel paese, proteste che rievocano quelle che hanno portato nel 1989 alla caduta del regime di Ceausescu.
Dopo la caduta del regime, con grandi sforzi il paese è riuscito ad entrare a far parte dell’Unione Europea nel 2007, ma la corruzione è rimasta uno dei principali problemi. Secondo un indagine circa il 15% dei parlamentari romeni risulta essere indagato per corruzione.