(di Francesco Matera) Alla Conferenza internazionale per il ventennale della convenzione Onu contro il crimine organizzato, Alfredo Mantovano, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi hanno illustrato il piano a 34 delegazioni straniere. Presenti anche i ministri dell’interno tedesco Nancy Faeser e francese Gerard Darmanin con cui l’Italia ha firmato un accordo per l’istituzione di una cabina di regia comune.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha parlato di un approccio né coloniale né post-coloniale per lo sviluppo dell’Africa e la regolamentazione dei flussi. Mantovano ha incontrato il ministro dell’Interno tedesco, quello della Giustizia algerino, il sottosegretario all’Interno inglese, i ministri dell’Interno di Francia e Tunisia, un paio di viceministri turchi dell’Interno e della Giustizia.
Durante il suo intervento il sottosegretario Mantovano tuona contro le Ong che, a suo dire, “nelle intenzioni mirano a salvare vite umane ma diventano fattore di concorso dell’attività dei trafficanti e di morte“.
Il filo conduttore evidenziato in tutti gli incontri è che la problematica deve essere affrontata da tutti insieme con una visione comune.
Anche i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio hanno avuto incontri vis a vis con i rispettivi omologhi presenti alla conferenza.
Il Guardasigilli ha firmato trattati con i rappresentanti di Algeria e Libia sulla cooperazione giudiziaria e sul trasferimento dei detenuti provenienti da quegli Stati.
Piantedosi ha incontrato il collega francese Gerard Darmanin con cui ha sottolineato la comunanza delle vedute anche se restano tesi i nervi sui respingimenti francesi alla frontiera di Ventimiglia. Nordio, invece, ha enfatizzato la cooperazione rafforzata nelle indagini sui trafficanti di esseri umani.
Lo spirito emerso durante gli in contri è comuque quello di trattare il fenomeno migratorio come un problema comune di Europa e Africa, cercando di coinvolgere enti globali come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu.
Piantedosi insiste sui rimpatri volontari assistiti finanziati dalla Ue ed attuati con la collaborazione delle agenzie Onu, Unhcr e Oim, per alleggerire la pressione sulle coste del nord Africa.
“Rimpatrio assistito — spiega Piantedosi — significa accompagnare i migranti nel proprio Paese di origine offrendo loro concrete prospettive di inserimento sociale e lavorativo“. Un progetto, questo, che l’Oim ha sostenuto per alcuni anni. Piantedosi lo vorrebbe rilanciare intercettando i migranti lungo le rotte via terra. “Si tratta — afferma Piantedosi — di sviluppare un piano finalizzato alla gestione ordinata dei flussi lungo le rotte che dai Paesi subsahariani portano alle coste del Mediterraneo. I suoi punti di forza potrebbero consistere nella creazione di corridoi di protezione per coloro che ne hanno bisogno, nello sviluppo socio-economico dei territori di transito, e nel potenziamento del sistema dei ritorni accompagnati nei Paesi di origine. Una una capillare presenza delle autorità e delle organizzazioni dell’Onu lungo le rotte offrirebbe ai migranti una realistica alternativa alla migrazione illegale e toglierebbe ossigeno ai network criminali“.
Nodo Tunisia
Uno dei problemi irrisolti e che merita maggiore attenzione a livello comunitario è la questione Tunisia perchè il 70 per cento degli arrivi in Italia nel 2023 arriva dalle quelle coste. Pochissimi sono i tunisini che affrontano i viaggi della speranza, la maggior parte provengono dai territori del Sahel imperversati da guerre e carestia. Una situazione paradossalmente favoreole al leader tunisino Saied che alla prese con la bancarotta del suo Stato vorrebbe dall’Europa sostegni non solo per l’emergenza migranti ma pure per scuola, investimenti e agricoltura. Non a caso l’Ue la settimana scorsa, per lanciare un primo segnale alla Tunisia, ha deciso di stanziare una prima tranche di fondi pari a 127 milioni di euro superando le resistenze di alcuni paesi membri che non vedono di buon occhio le politiche del presidente tunisino, considerate dittatoriali e lontano dal rispetto dei diritti umani.
Nerl frattempo a Palazzo Chigi pensano ad un contributo video da rilanciare sulle tv tunisine, scrive Repubblica, dove il premier italiano Giorgia Meloni invita a non partite. Analogo video è stato pubblicato sui siti delle ambasciate italiane a Tunisi, Algeria ed Egitto.
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