L’alto commissario dell’Onu per i diritti umani Michelle Bachelet è molto dura con l’Italia, “abbiamo intenzione di inviare personale in Italia e in Austria per valutare il forte incremento di atti di violenza e di razzismo“.
Michelle Bachelet sostiene che gli sforzi dei governi per respingere gli stranieri non risolvono la crisi migratoria e causano solo nuove ostilità, criticando i muri di confine, la separazione delle famiglie di immigrati e l’incitamento dell’odio contro i migranti.
“Queste politiche non offrono soluzioni a lungo termine a nessuno, solo più ostilità, miseria, sofferenza e caos”.
L’Alto commissario non cita esempi concreti, ma una versione più lunga del suo discorso presentato al Consiglio fa riferimento a paesi tra cui Stati Uniti, Ungheria e Italia. All’inizio di settembre, Bachelet ha ottenuto la carica succedendo al diplomatico giordano delle Nazioni Unite Zeid Ra’ad Al Hussein, noto per il suo approccio altamente conflittuale nei confronti di alcuni di questi paesi
“Il Governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili”, ha ribadito Michelle Bachelet esortando l’Unione europea ad “intraprendere operazioni di ricerca e soccorso umanitario per le persone che attraversano il Mediterraneo” e a “garantire l’accesso all’asilo e alla protezione dei diritti umani nell’Unione europea“.
Immediata la risposta di Matteo Salvini, “non accettiamo lezioni, valuteremo se tagliare i fondi”. Il Ministero degli Affari Esteri italiano, “allarme inappropriato, ingiusto e infondato.
Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, si è detto dispiaciuto per “l’iniziativa dell’Onu contro l’Italia” sui diritti dei migranti e ha giudicato “la terminologia utilizzata e gli epiteti destinati all’Italia non appropriati e infondati“. Salvini rincara la dose, Onu prevenuta, non accettiamo lezioni “L’Italia negli ultimi anni ha accolto 700mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non ha mai ricevuto collaborazione dagli altri paesi europei. Quindi non accettiamo lezioni da nessuno, tanto meno dall’Onu che si conferma prevenuta, inutilmente costosa e disinformata: le forze dell’ordine smentiscono ci sia un allarme razzismo. Prima di fare verifiche sull’Italia, l’Onu indaghi sui propri stati membri che ignorano diritti elementari come la libertà e la parità tra uomo e donna”.
“Valuteremo taglio fondi all’Onu” L’Onu “è un’organizzazione che costa miliardi di euro, a cui l’Italia dà più di 100 milioni all’anno di contributi e ragioneremo con gli alleati sull’utilità di continuare a dare questi 100 milioni di euro per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani e poi ha Paesi che praticano tortura e pena di morte”. Moavero si è dimostrato, invece, più possibilista: “valuteremo” sull’ipotesi, avanzata ieri dal vicepremier Matteo Salvini di rivedere i fondi destinati all’Onu. “Sappiamo che l’organizzazione ha periodicamente qualche braccio di ferro con alcuni Stati membri, alcuni sono usciti da certe agenzie”, ha osservato Moavero Milanesi alludendo alla scelta di Stati Uniti e Israele di lasciare l’Unesco, “ma non siamo ancora arrivati a questo punto”.
Domenico Ferrara su Il Giornale, traccia il profilo dell’Alto Commissario Michelle Bachelet.
L’Ong Un Watch, che ha il compito di monitorare quello che accade all’interno del Palazzo di Vetro ha espresso numerosi dubbi sulla poca trasparenza e sulla velocità che hanno accompagnato l’elezione della Bachelet.
Qualche esempio? Durante la visita a Cuba, all’inizio del 2018, la Bachelet è stata fortemente criticata dai membri del suo stesso partito e dagli attivisti per i diritti umani per aver incontrato il generale Raúl Castro snobbando i membri dell’opposizione pacifica di Cuba. Non solo. Alla richiesta della leader dell’opposizione, Rosa María Payá, di incontrare i dissidenti per i diritti umani la Bachelet ha risposto picche, anzi, non ha proprio risposto. Anche la blogger cubana Yoani Sanchez ha puntato il dito contro di lei imputandole una «vicinanza all’Avana segnata da una nostalgia ideologica che offusca la sua visione e la sua capacità di riconoscere la mancanza di diritti che segnano la vita dei cubani» e aggiungendo che «dalla sua bocca non c’è mai stata alcuna condanna della repressione politica condotta sistematicamente da Raúl Castro, anche quando le vittime sono donne». Accuse durissime per una che adesso ha assunto il pesante ruolo di difensore dei deboli.
Quando morì Fidel Castro ricorda ancora Un Watch – la Bachelet lo definì «un leader per la dignità e la giustizia sociale a Cuba e in America Latina». Lodi espresse anche per Chavez per «il suo più profondo amore per il suo popolo e le sfide della nostra regione per sradicare la povertà e generare una vita migliore per tutti».
E ancora, nel rapporto dell’Ong, viene citato poi il rifiuto di condannare il regime di Maduro insistendo invece «sul fatto che il problema del Venezuela sia la mancanza di dialogo, suggerendo che esiste una sorta di responsabilità condivisa». C’è infine il silenzio assordante sulle uccisioni di centinaia di manifestanti da parte del regime di Ortega in Nicaragua.