di Emanuela Ricci
E’ difficile capire quale sarà l’evoluzione della vicenda che vede il contingente Unifil in Libano, colpito per ben due volte dalle forze dell’Idf. Israele sta combattendo la sua guerra per la salvezza, vuole annichilire tutte quelle sacche della Resistenza islamica che hanno dichiarato di voler “annientare” lo Stato ebraico. Non solo Gaza, Libano e Yemen ma anche l’Iran è già nel mirino di Tel Aviv perchè sarebbero pronti i piani per l’attacco, per rispondere al lancio di oltre duecento missili sul territorio israeliano. Non è ancora chiaro quali siano gli obiettivi in Iran: basi militari, centri energetici o centrali nucleari? Oggi, al netto della retorica, continuano, tuttavia, le forniture occidentali di armi a Israele per aiutarla a difendersi dai nemici regionali.
Ieri a Cipro si è svolto il Med 9, il summit che ha riunito i Paesi europei affacciati sul Mediterraneo, insieme a personalità di spicco come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il re Abdullah II di Giordania. La cornice cipriota, vicinissima al Medioriente, ha ospitato un incontro segnato dalla tensione per l’escalation della guerra nella regione, un conflitto che coinvolge sempre di più anche i contingenti delle Nazioni Unite.
Il conflitto israelo-palestinese, ormai esteso al Libano, ha dominato l’agenda e portato a uno scontro diplomatico tra le diverse nazioni europee. Il presidente francese Emmanuel Macron e il premier spagnolo Pedro Sanchez hanno adottato una posizione molto netta: “Basta armi a Israele”. Entrambi hanno sottolineato che la fine delle forniture di armamenti è l’unico strumento rimasto per porre fine al conflitto. Macron ha dichiarato che “senza armi finisce la guerra”, concetto ripreso da Sanchez, che ha evidenziato l’importanza di questa leva politica anche dopo la sua visita al Vaticano.
Giorgia Meloni ha condannato fermamente l’attacco dell’esercito israeliano contro la missione Unifil delle Nazioni Unite, definendolo una violazione inaccettabile della risoluzione 1701 dell’ONU. Il contingente Unifil, di cui fanno parte anche soldati italiani, è stato colpito nel sud del Libano, sollevando preoccupazioni a livello internazionale. Meloni ha dichiarato di aver già protestato ufficialmente con il governo israeliano e potrebbe presto contattare personalmente il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Tuttavia, ha evitato di affrontare il tema spinoso delle forniture di armi a Israele, sollevato da Francia e Spagna. La premier italiana ha invece annunciato che, durante il prossimo G7 della Difesa, il suo governo proporrà un’iniziativa per rafforzare le forze armate libanesi, escludendo per il momento l’ipotesi di ritirare il contingente italiano.
Dietro le dichiarazioni diplomatiche si nasconde una questione delicata: quella delle forniture di armi a Israele. Il governo italiano ha annunciato di aver bloccato nuovi contratti di fornitura di armamenti dopo il 7 ottobre 2023, data dell’inizio dell’attacco di Hamas contro Israele. Tuttavia, vecchie commesse firmate in passato continuano a essere rispettate. Tra queste, l’assistenza tecnica per la manutenzione degli aerei addestratori M-346, venduti a Israele da Leonardo, che prosegue senza interruzioni. Non si tratta di munizioni o sistemi d’arma, ma di componenti tecniche e pezzi di ricambio. Solo nel 2023, l’export militare italiano verso Israele ha raggiunto un valore di 13,7 miliardi di euro, rendendo l’Italia il terzo fornitore di armi per lo Stato ebraico, dopo Stati Uniti e Germania.
La questione più urgente, però, riguarda il futuro della missione Unifil nel sud del Libano, colpita direttamente dall’esercito israeliano. Il contingente ONU, guidato dal generale spagnolo Aroldo Lazaro, è stato attaccato mentre svolgeva attività di peacekeeping. Secondo fonti della Difesa italiana, il fatto che la guida della missione sia affidata a un generale spagnolo potrebbe essere una delle ragioni dell’attacco, dato che la Spagna è uno dei pochi Paesi europei, insieme all’Irlanda, ad aver riconosciuto lo Stato palestinese.
Nonostante lo sconcerto provocato dall’attacco, l’Italia ha escluso l’ipotesi di ritirare le truppe da Unifil, almeno per ora. Tuttavia, Meloni ha fatto riferimento a un possibile cambiamento delle regole di ingaggio per la missione, prendendo come esempio il modello del Kosovo. A differenza della missione Unifil, quella italiana in Kosovo, guidata dalla Nato, opera secondo il principio del “peace enforcing”: le truppe possono rispondere al fuoco in caso di attacco. Trasformare Unifil in una missione di peace enforcing non sarà facile, ma l’Italia intende sollevare la questione alle Nazioni Unite.
Mentre il governo italiano affronta queste sfide diplomatiche e militari, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa per il prossimo 23 ottobre. Questo vertice si concentrerà sulla crisi in Medio Oriente e sulle missioni militari italiane, con particolare attenzione all’attacco contro Unifil. Mattarella, intervenuto di recente a Cracovia durante il vertice Arraiolos, ha ribadito l’importanza di una difesa comune europea, definendola “indifferibile” per affrontare le sfide globali, tra cui il conflitto russo-ucraino e la crescente instabilità in Medio Oriente.
Mattarella ha sottolineato che l’Europa deve dotarsi di una vera capacità militare, in sinergia con la Nato, ma senza più dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti. Pur riconoscendo che le risorse militari potrebbero essere impiegate in settori più utili come il sociale o l’ambiente, il presidente ha dichiarato che la situazione attuale impone di destinare ingenti fondi alla Difesa, a causa dell’aggressione russa contro l’Ucraina e delle tensioni in Medio Oriente.
Infine, Mattarella ha messo in evidenza i due errori principali di Putin: il primo, pensare che gli Stati Uniti si stessero allontanando dall’Europa per concentrarsi sul Pacifico; il secondo, credere che l’Unione Europea fosse troppo divisa per rispondere con fermezza all’aggressione russa. In realtà, l’Europa ha reagito in modo compatto e determinato, grazie anche al rinnovato impegno degli Stati Uniti sotto la guida di Joe Biden.
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