Lo strike israeliano con cento aerei e cinque ore di operazione

di Andrea Pinto

Israele ha lanciato una serie di attacchi aerei contro obiettivi strategici in Iran, in risposta al lancio di missili iraniani avvenuto all’inizio del mese. L’operazione è stata significativa e ha coinvolto oltre 100 aerei per cinque ore di missione. I caccia israeliani F-35, F-15 e F-16 hanno percorso circa 2000 km per colpire specificamente impianti di produzione di missili e sistemi di difesa aerea iraniani (soprattutto nella zona di Teheran e nelle province di Khuzestan e Ilam). In aggiunta, il supporto dei droni Eitan ha permesso di estendere le operazioni per un monitoraggio prolungato e attacchi di precisione per ridurre il rischio di un’escalation, colpendo gli obiettivi scelti ed evitare aree sensibili come siti nucleari e infrastrutture petrolifere, limitando così anche conseguenze economiche e ambientali per Teheran.

IAI Eitan

Per difendersi, l’Iran ha attivato un’ampia gamma di sistemi missilistici terra-aria, tra cui gli S-300 russi e gli HQ-9 cinesi, oltre a sistemi di difesa sviluppati internamente con capacità di coprire distanze di centinaia di chilometri. Secondo alcune fonti, il sistema di difesa iraniano è riuscito a intercettare una parte degli attacchi vicino a Teheran, bloccando alcune delle incursioni e obbligando a cancellare tutti i voli civili per ragioni di sicurezza, fino alle 09.00 di questa mattina. Inoltre, la risposta difensiva iraniana ha incluso il lancio di contromisure, riducendo in parte l’efficacia dei missili israeliani

L’operazione è stata gestita dal Capo di Stato Maggiore israeliano Herzi Halevi e dal comandante dell’Aeronautica, generale Tomer Bar, che hanno supervisionato le operazioni da un centro di comando e controllo sicuro a Tel Aviv, con il coinvolgimento del primo ministro Benjamin Netanyahu. Israele ha avvisato Teheran, tramite mediatori internazionali come il ministero degli Esteri olandese, delle conseguenze di una possibile risposta militare iraniana. In queste comunicazioni, Israele ha chiarito che una reazione iraniana avrebbe portato a una nuova ondata di attacchi ancora più intensi.

Anche gli Stati Uniti erano a conoscenza dell’attacco e lo hanno definito un’azione di autodifesa, pur non partecipando direttamente all’operazione. Un funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale USA ha espresso il desiderio che questa azione ponga fine alle ostilità e ha ribadito il supporto alla difesa israeliana. L’Iran, d’altro canto, ha confermato l’attacco tramite l’agenzia semi-ufficiale Fars, affermando che le sue difese aeree sono entrate in azione per contrastare i raid israeliani. Sebbene i media iraniani abbiano minimizzato l’entità dei danni, il governo ha dichiarato che non esiterà a rispondere, pur lasciando intendere, per ora, di voler evitare un conflitto diretto.

Questo attacco segue una fase di crescente tensione in Medio Oriente, acuita dagli scontri recenti tra Israele, Hezbollah e Hamas. L’eliminazione di figure di spicco come Hasan Nasrallah di Hezbollah e Yahya Sinwar di Hamas ha ulteriormente destabilizzato la situazione, ponendo la politica estera di Teheran sotto pressione per una reazione. La prudenza dell’Iran, tuttavia, sembra volta a evitare una guerra aperta, pur mantenendo aperta la possibilità di rappresaglie future, il che rende il contesto attuale particolarmente incerto e delicato.

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