Gli Usa a Gaza propongono una forza multinazionale con un governo di transizione a guida Abu Mazen

di Emanuela Ricci

Israele sta rafforzando segretamente la sua presenza nel centro di Gaza, costruendo avamposti militari permanenti mentre il conflitto si avvia verso una possibile fase di transizione. Parallelamente, gli Stati Uniti hanno avanzato una proposta ad Abu Mazen per una futura amministrazione della Striscia di Gaza che prevede il coinvolgimento di una forza multinazionale. Tuttavia, questa proposta rischia di incontrare l’opposizione non solo palestinese, ma anche israeliana.

Il piano, presentato dal sottosegretario di Stato americano Barbara Leaf, durante un incontro riservato a Ramallah, mira a stabilire una struttura amministrativa internazionale a Gaza. Secondo fonti diplomatiche, la proposta include:

Creazione di una forza multinazionale composta da contingenti di paesi arabi moderati e truppe internazionali per garantire la sicurezza e prevenire il ritorno al potere di Hamas.

Coinvolgimento dell’Autorità Palestinese (ANP) come punto di riferimento centrale per la governance della Striscia. L’ANP sarebbe responsabile dell’attuazione di riforme amministrative, la gestione di ministeri strategici come quelli dell’acqua, energia, sanità, commercio e risorse bancarie.

Supporto finanziario e infrastrutturale per la ricostruzione di Gaza, con fondi provenienti da Stati Uniti, Unione Europea e paesi del Golfo.

Nonostante i vantaggi offerti, il piano non sembra aver ricevuto, tuttavia, una risposta favorevole da Abu Mazen, il quale teme che accettare la proposta possa minare il già fragile consenso interno palestinese e legittimare l’occupazione israeliana.

L’amministrazione Biden, in scadenza, sta valutando misure restrittive contro Israele, tra cui una forte diminuzione dell forniture di armi e la possibilità di non bloccare più risoluzioni ONU sfavorevoli a Tel Aviv. Tuttavia, con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, il sostegno americano a Israele potrebbe tornare più forte che mai. Il futuro della Striscia di Gaza e delle relazioni tra Israele e i suoi vicini rimane incerto. Se da un lato c’è la possibilità di una soluzione diplomatica con l’ausilio di una forza multinazionale, dall’altro le manovre militari e le ambizioni territoriali israeliane potrebbero alimentare ulteriormente le tensioni nella regione. I prossimi giorni saranno cruciali per capire se si riuscirà a trovare una via d’uscita pacifica o se il Medio Oriente sarà destinato a una nuova fase di conflitto.

Israele trasforma Gaza in una fortezza

Nel contesto di queste trattative, l’IDF (Israeli Defense Forces) ha intensificato le sue operazioni nella Striscia di Gaza, trasformando il centro urbano in un vero e proprio avamposto militare. Secondo un’inchiesta del portale Ynet:

È stato creato un corridoio militare lungo 8 km e largo 7 km, noto come “Netzerim Corridor”, esteso da sud del quartiere di Sheikh Ejlin fino alle spiagge di Gaza. Lungo il corridoio, ribattezzato dai media “Israel Flag Boulevard”, sono state erette postazioni fisse, recinzioni, checkpoint, e una serie di strutture modulari per alloggi temporanei delle truppe. All’interno del corridoio si trovano stanze per gli interrogatori, centri di detenzione temporanea, una farmacia militare, e magazzini per le riserve di cibo e munizioni. L’area è attualmente sotto il controllo delle brigate di fanteria Givati e di riserva corazzata, con soldati impegnati a scavare trincee e rafforzare la sicurezza per prevenire infiltrazioni. Secondo fonti militari, queste infrastrutture saranno rimosse una volta conclusa l’operazione militare, anche se alcuni analisti dubitano che Israele rinuncerà così facilmente a una posizione strategica così avanzata.

Tensioni al confine libanese e il ruolo di Mosca

Sul fronte settentrionale, le speranze di un cessate il fuoco con Hezbollah sembrano vacillare. Nonostante i recenti progressi diplomatici, il ministro della Difesa Israel Katz ha smentito ogni possibilità di un’imminente tregua, contraddicendo le dichiarazioni del ministro degli Esteri Gideon Saar. Nel frattempo, la Russia è intervenuta a sorpresa nei colloqui, con Vladimir Putin che cerca di mediare tra le parti. La Russia, che mantiene una presenza militare significativa in Siria, ha interesse a stabilizzare la regione per proteggere gli alleati locali, tra cui il regime di Assad. Le recenti incursioni israeliane hanno minacciato la sicurezza della base russa di Chamayim, vicino a Latakia, colpendo depositi di armi iraniane. Mosca sta, pertando spingendo per un nuovo patto di non belligeranza tra Israele e le forze filoiraniane in Siria, in cambio di un contenimento delle attività di contrabbando di armi verso Hezbollah.

Hezbollah lancia una pioggia di Razzi su Haifa e Galilea

La situazione sul campo continua a deteriorarsi. Nelle ultime 24 ore, Hezbollah ha intensificato i suoi attacchi contro il nord di Israele, lanciando oltre 100 razzi che hanno colpito le città di Haifa, Acri e vari insediamenti nella Galilea. Decine di feriti e numerosi incendi sono stati registrati nelle aree colpite, costringendo migliaia di residenti a rifugiarsi nei bunker.

L’esercito israeliano ha risposto con raid aerei mirati contro infrastrutture di Hezbollah nel sud del Libano, ma la pioggia di razzi continua senza sosta. Le truppe guidate dal capo di stato maggiore Herzi Halevi hanno dichiarato di aver bonificato una fascia di sicurezza di 5 km all’interno del Libano, espellendo le forze di Hezbollah dalla zona frontaliera.

Immagine generata con IA

Subscribe to our newsletter!

Gli Usa a Gaza propongono una forza multinazionale con un governo di transizione a guida Abu Mazen

| EVIDENZA 1, MONDO |