La caduta di Aleppo e Saraqib: un punto di svolta nella guerra civile siriana

La guerra civile siriana, iniziata nel 2011, ha raggiunto un nuovo punto di svolta con la caduta di due città strategiche, Aleppo e Saraqib, nelle mani dei ribelli sostenuti dalla Turchia. Questo sviluppo segna un duro colpo per il governo di Bashar al-Assad e i suoi alleati, in particolare la Russia, alterando gli equilibri di potere nel conflitto ormai decennale.

La caduta di Saraqib

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione con sede in Gran Bretagna ma con una vasta rete di fonti in Siria, i jihadisti siriani e i loro alleati ribelli hanno preso il controllo di Saraqib, una città chiave nel nord della Siria. Situata lungo l’autostrada M5, che collega Damasco ad Aleppo, Saraqib rappresenta un nodo strategico per i collegamenti tra le principali città siriane. La sua conquista segna un importante successo per le forze ribelli, che rafforzano la loro posizione nell’area settentrionale del Paese.

Aleppo: una perdita storica per il regime

L’avanzata ribelle non si è fermata a Saraqib. Con un’operazione coordinata, i ribelli hanno conquistato Aleppo, la seconda città della Siria e uno dei siti più importanti dal punto di vista storico e culturale, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. La città, già duramente colpita negli anni di guerra, è stata teatro di una lunga battaglia tra le forze di Assad e i ribelli.

Secondo quanto riportato da Ragip Soylu, giornalista del sito web “Middle East Eye”, la bandiera della “Siria libera” è stata issata su due simboli fondamentali della città: la cittadella storica di Aleppo e la Moschea degli Omayyadi. Questo gesto ha un forte valore simbolico e segna un evento storico nel conflitto siriano.

L’offensiva ribelle e il ruolo della Turchia

I ribelli, riuniti sotto il comando dell’Esercito Nazionale Siriano (SNA) e sostenuti militarmente e logisticamente dalla Turchia, hanno lanciato un’offensiva su più fronti. Tra le aree interessate ci sono i quartieri di Ashrafieh e Sheikh Maqsoud, precedentemente sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF), una coalizione dominata dai curdi. I ribelli hanno chiesto agli SDF di evacuare queste zone strategiche, consolidando così il loro controllo su Aleppo.

Le operazioni si sono estese anche a sud-est, con attacchi coordinati tra Al Bab e Tadif contro le postazioni governative. Questa manovra ha portato alla ritirata delle forze di Assad dai loro avamposti, lasciando gran parte della città sotto il controllo ribelle.

La reazione del governo e il ruolo della Russia

La perdita di Aleppo rappresenta un colpo devastante per il regime di Assad, che negli ultimi anni aveva consolidato il controllo su gran parte della Siria. Nonostante i tentativi delle forze governative di resistere, l’offensiva ribelle ha sopraffatto le difese rimaste. La Russia, alleata chiave di Assad, non è riuscita a contenere l’avanzata ribelle, principalmente a causa del trasferimento di risorse militari verso il fronte ucraino, dove Mosca è impegnata in un altro conflitto.

Gli attacchi aerei russi, che in passato si erano dimostrati decisivi per il regime, non sono stati sufficienti a fermare l’offensiva. L’esercito siriano, indebolito e mal equipaggiato, ha subito pesanti perdite, portando alla ritirata delle sue forze da Aleppo e dai suoi dintorni.

Implicazioni e sviluppi futuri

La caduta di Aleppo e Saraqib avrà profonde ripercussioni sul conflitto siriano. Da un lato, rafforza la posizione della Turchia e dei suoi alleati ribelli nel nord della Siria, dall’altro pone nuove sfide per il regime di Assad, che dovrà riorganizzare le sue forze e cercare nuove strategie per contrastare l’avanzata ribelle.

A livello internazionale, la perdita di Aleppo solleva interrogativi sul futuro ruolo della Russia e sul livello di impegno che Mosca può garantire nel sostenere Assad, data la crescente pressione sul fronte ucraino. Nel frattempo, i ribelli sembrano intenzionati a consolidare le loro conquiste e a spingere ulteriormente contro le forze governative.

Con la guerra civile che entra nel suo quattordicesimo anno, la Siria rimane un campo di battaglia frammentato, dove le alleanze e gli equilibri di potere possono cambiare rapidamente.

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