di Emanuela Ricci
Il Medio Oriente divente sempre più centrale nel novero delle tensioni internazionali, con una molteplicità di attori che si confrontano su più fronti. Dai recenti sviluppi in Siria, dove le forze ribelli hanno lanciato una massiccia offensiva contro il regime di Bashar al-Assad, alla guerra tra Israele e le milizie filo-iraniane in Libano e il gruppo di Hamas a Gaza, passando per il coinvolgimento attivo di potenze come Russia e Iran, la situazione generale assume dimensioni sempre più complesse. Questa intricata rete di alleanze, conflitti e interessi strategici minaccia di destabilizzare ulteriormente l’intera regione con il pericolo di coinvolgimento diretto del mondo occidentale.
La guerra in Siria rischia, di fatto, di innescare una nuova crisi migratoria di proporzioni “bibliche”. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha avvertito che milioni di persone potrebbero essere costrette a fuggire dal paese. “Se non si interviene, ci saranno conseguenze devastanti anche per l’Europa, con un nuovo collasso migratorio simile a quello del 2015”. Inoltre, il conflitto potrebbe intensificare le tensioni tra gli Stati del Medio Oriente. L’Iraq ha espresso preoccupazione per la stabilità della Siria, definendo la sicurezza siriana “essenziale” per il mantenimento della pace regionale. Anche la Turchia osserva con attenzione gli sviluppi, temendo che l’instabilità possa ripercuotersi lungo i suoi confini meridionali.
Israele: sicurezza nazionale e strategia militare preventiva
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la determinazione di Israele a proteggere i suoi “interessi vitali”. Parlando a un incontro con nuove reclute delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), Netanyahu ha dichiarato che lo Stato ebraico si sta impegnando per garantire la stabilità ai propri confini e per “preservare i risultati della guerra”. In relazione al cessate il fuoco in Libano, Netanyahu ha affermato che Israele sta facendo rispettare l’accordo “con molta fermezza”, rispondendo con immediatezza a qualsiasi violazione. La strategia militare israeliana mira a impedire la presenza stabile di milizie sciite, come Hezbollah, lungo i confini settentrionali. Nel frattempo, il sistema di difesa Iron Dome ha intercettato un missile balistico ipersonico lanciato dallo Yemen dai ribelli Houthi, evidenziando come Israele sia circondato da minacce su più fronti, dal nord fino al sud del Medio Oriente.
Siria: l’avanzata dei ribelli e la controffensiva del regime
In Siria, il conflitto si è intensificato con una vasta offensiva lanciata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo ribelle jihadista, che ha preso il controllo della città di Hama e di altre aree strategiche. In pochi giorni, HTS ha consolidato il proprio dominio su tutta la provincia di Idlib e su parti significative di Aleppo, inclusi l’aeroporto internazionale e tratti cruciali dell’autostrada M5, un’arteria economica e militare vitale.
La risposta del regime di Bashar al-Assad, sostenuto da Iran e Russia, non si è fatta attendere. Le forze governative hanno lanciato una controffensiva massiccia nella provincia di Hama, con il supporto di raid aerei su aree controllate dai ribelli. Secondo il ministero della Difesa siriano, “centinaia di terroristi” sono stati eliminati e molti territori sono stati “riconquistati”. La battaglia si sta ora intensificando attorno a Tal Rifat, un altro snodo strategico, mentre il regime punta a riconquistare il controllo di tutta la regione nordoccidentale.
Il ruolo di Iran e Russia
L’Iran ha rafforzato il suo sostegno al regime di Assad. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, durante una visita a Damasco, ha confermato che Teheran continuerà a sostenere militarmente ed economicamente il governo siriano contro “gruppi terroristici sostenuti da Stati Uniti e Israele”. Secondo l’Iran, l’obiettivo di queste potenze è destabilizzare la Siria per mantenere un’influenza strategica nella regione. Anche la Russia rimane un alleato fondamentale di Damasco. Mosca ha ribadito il proprio impegno per la stabilità della Siria attraverso una legge di bilancio che prevede un aumento delle spese per la difesa e la sicurezza, assicurando il mantenimento delle sue basi militari in territorio siriano. La crescita economica prevista nel bilancio russo per il triennio 2025-2027 è legata, in parte, anche al predominio e alla stabilità in Medio Oriente. Il presidente russo Vladimir Putin ha approvato i piani di bilancio aumentando la spesa militare per il 2025 a livelli record. Come si legge sul sito Internet del Cremlino, circa il 32,5 per cento del bilancio sarà destinato alla difesa nazionale, per un importo pari a 13,5 trilioni di rubli, oltre 145 miliardi di dollari. Quest’anno per la spesa militare era destinato il 28,3 per
cento del bilancio mentre continua senza sosta l’aggressione militare lanciata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina il 24 febbraio 2022.
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