L’Europa si trova a un bivio: insistere sulla via militare per rafforzare la posizione ucraina o accelerare verso una soluzione diplomatica che, al momento, appare fragile e controversa. Il rischio, però, è che le esitazioni europee e l’incertezza americana compromettano l’unità e la forza del fronte occidentale, proprio nel momento più delicato del conflitto
Zelensky è tornato da Bruxelles con più dubbi che certezze, in un momento in cui l’unità europea sul conflitto ucraino appare meno solida. Il sostegno a Kiev, sia militare che economico, non è stato messo in discussione, ma le crepe tra i leader europei si sono fatte evidenti. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e le dichiarazioni di Vladimir Putin hanno aggiunto ulteriore incertezza a uno scenario già complesso, influenzando il dibattito interno all’UE.
Durante la cena organizzata a casa del Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, dove la premier Giorgia Meloni sedeva accanto al presidente ucraino, si sono percepiti chiaramente i diversi orientamenti in gioco. Zelensky ha lanciato ripetuti appelli all’unità europea, ribadendo l’importanza di una posizione comune con gli Stati Uniti per contrastare Mosca.
L’Unione Europea è spaccata in due fronti. Da un lato, Paesi come Germania e Ungheria iniziano a parlare di diplomazia e soluzioni negoziali. Olaf Scholz, dopo un colloquio telefonico con Donald Trump, ha sottolineato l’urgenza di un percorso verso “una pace giusta e sostenibile”, ponendo l’accento sulla necessità di chiudere la guerra. La posizione tedesca guarda con pragmatismo a un futuro assetto post-bellico, ipotizzando anche la presenza di forze di peacekeeping sul territorio ucraino. Dall’altro lato, Stati come Polonia, Belgio e i Paesi Baltici ritengono prematuro qualsiasi discorso sui negoziati: la priorità è raggiungere una posizione militare di forza, respingendo l’esercito russo più a Est. La stessa Alta Rappresentante dell’UE per la politica estera, Kaja Kallas, ha avvertito che “spingere per i negoziati troppo presto sarà un pessimo affare per l’Ucraina” e ha sollecitato un impegno massimo ora.
La situazione è resa più instabile dalle ultime dichiarazioni di Vladimir Putin. Durante la sua tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente russo si è detto “pronto a negoziare”, ma solo con una leadership “legittima” uscita dalle future elezioni ucraine. Un chiaro tentativo di delegittimare Zelensky, il cui mandato è stato prorogato in primavera a causa della guerra. Zelensky, però, ha replicato con fermezza, definendo Putin “pazzo” e accusandolo di giocare con la diplomazia mentre continua a perseguire una strategia di violenza. “Anche se raggiungessimo una tregua oggi, Putin potrebbe riprendere a bombardarci tra giorni, mesi o anni, come è già successo”, ha dichiarato Zelensky, ribadendo la necessità di garanzie di sicurezza concrete.
Per il presidente ucraino, la vera soluzione resta l’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Le garanzie bilaterali offerte dagli Stati europei non sono sufficienti, e Zelensky ha insistito sul fatto che solo l’Alleanza Atlantica può garantire la sicurezza del suo Paese. Tuttavia, la questione dell’adesione dipende non solo dall’Europa ma anche dagli Stati Uniti, dove l’imminente ritorno di Donald Trump solleva dubbi e molte incertezze. Zelensky spera di poter incontrare l’ex presidente americano per spiegare direttamente la situazione e le sofferenze del popolo ucraino. Ma in Europa, nessuno sa ancora quale strategia Trump intenda adottare nei confronti di Mosca e del conflitto.
L’ipotesi avanzata da alcuni leader europei di discutere già ora il dispiegamento di forze di pace in Ucraina ha irritato altri governi e lo stesso Mark Rutte. Per il Segretario Generale della NATO, prima di parlare di pace è necessario consolidare la posizione militare di Kiev. “Spetta all’Ucraina definire la sua posizione di forza e cosa intenda per vittoria”, ha sottolineato Rutte, evidenziando come la questione non sia solo territoriale, ma politica e strategica.
Zelensky, dal canto suo, ha ribadito che l’Europa deve restare unita e in sintonia con gli Stati Uniti per fermare Putin e porre fine alla guerra. “Non vogliamo essere spinti verso un abisso. Vogliamo fermare questa guerra e faremo tutto il possibile”, ha detto il presidente ucraino. Ma il timore è che le divisioni europee possano offrire a Mosca un vantaggio strategico proprio mentre Kiev ha bisogno del massimo sostegno.
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