L’Europa volta pagina: stop al transito del gas russo attraverso l’Ucraina

di Antonio Adriano Giancane

L’accordo sul transito del gas russo attraverso l’Ucraina, in scadenza il 31 dicembre, non è stato rinnovato, segnando la fine di un’era per le forniture energetiche europee. La decisione, annunciata con mesi di anticipo dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mira a indebolire il Cremlino privandolo di circa 6,5 miliardi di dollari annui in ricavi.

Questa interruzione era stata ampiamente prevista, dando agli Stati membri dell’UE il tempo di adattarsi. La dipendenza dal gas russo è scesa dal 40% delle importazioni totali nel 2021 a meno del 15% nel 2023, grazie a forniture alternative da paesi come Azerbaijan e Stati Uniti. Tuttavia, i mercati energetici europei rimangono sotto pressione, con un aumento significativo dei prezzi di oltre il 50% nell’ultimo anno.

Nonostante ciò, la Commissione Europea ha rassicurato che l’infrastruttura del gas è sufficientemente flessibile per gestire la situazione, sottolineando l’importanza delle nuove capacità di importazione di gas naturale liquefatto (GNL). “Siamo pronti per affrontare questa sfida”, ha dichiarato un portavoce.

Alcuni Stati membri, come Slovacchia, Ungheria e Austria, hanno mantenuto una significativa dipendenza dal gas russo. La Slovacchia, in particolare, rischia di affrontare costi maggiori per il rifornimento alternativo, mentre il primo ministro Robert Fico ha minacciato ritorsioni contro l’Ucraina per la mancata estensione dell’accordo.

La Moldavia, fuori dall’UE ma fortemente legata al gas russo, è tra i paesi più vulnerabili. Tuttavia, grazie all’energia proveniente dalla vicina Romania, sembra evitare una crisi imminente. La situazione rimane critica nella regione separatista della Transnistria, dove il gas per il riscaldamento domestico è stato ridotto al minimo.

Se da un lato la chiusura del gasdotto rappresenta un colpo economico per la Russia, dall’altro espone l’Ucraina a nuovi rischi. Senza più l’incentivo a mantenere intatti i gasdotti, il Cremlino potrebbe intensificare gli attacchi all’infrastruttura energetica ucraina decidendo di bombardare la rete di gasdotti ucraini, che finora ha in gran parte risparmiato dai suoi attacchi.

Nel frattempo, l’Europa si trova a gestire i costi crescenti di forniture alternative, con prezzi del gas che rimangono quattro volte superiori rispetto a quelli statunitensi. La fine del transito segna un ulteriore passo verso l’indipendenza energetica del continente, ma evidenzia anche le sfide di una transizione che deve bilanciare sicurezza, economia e sostenibilità.

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