Duro attacco del vicepresidente della commissione Difesa della Duma russa contro il presidente lituano Gitanas Nauseda secondo cui Kaliningrad dovrebbe essere restituita alla Lituania
di Aniello Fasano
Una risposta molto dura allo sfogo del Presidente lituano che aveva protestato contro la decisione delle autorità di Kaliningrad di cambiare il nome al museo dedicato al poeta lituano Kristijonas Donelaitis. Il vicepresidente della commissione Difesa della DUMA russa, Aleksei Zhuravlev, ha invitato i politici lituani a “tenere a freno la lingua” precisando che “l’esercito di Vilnius non potrebbe resistere a uno scontro con la Russia nemmeno per una giornata”. Zhuravlev ha aggiunto che Vilnius sarebbe di diritto russa in quanto già parte dell’impero zarista, sottolineando che il varco di Suwalki, la striscia di territorio che separa la Bielorussia da Kaliningrad, potrebbe essere utile per la Russia per rendere più comode le linee di rifornimento nell’oblast di Kaliningrad. Già il 9 di gennaio il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, aveva lanciato un attacco al presidente Nauseda accusandolo di mantenere un atteggiamento “ostile” nei confronti della Russia e di avanzare “rivendicazioni territoriali” sull’ex-clave russa di Kaliningrad.
In Lituania le preoccupazioni per l’attuale situazione internazionale sono sempre alte. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri lituano, Kestutis Budrys, durante un incontro, tenutosi a Vilnius, con una delegazione di esperti di politica della sicurezza degli Stati Uniti ha affermato che “la leadership degli Stati uniti è essenziale per la sicurezza globale e la conservazione dei valori democratici nel mondo. La Lituania è interessata ad ampliare la cooperazione e a lavorare congiuntamente per rafforzare la sicurezza dell’area transatlantica“. Chiaramente le affermazioni russe confermano la pericolosità della situazione stimolando discussioni sulle questioni fondamentali della politica estera e di sicurezza della regione baltica.
Già un anno fa la scoperta di un documento segreto dell’esercito tedesco anticipato dalla testata giornalistica tedesca Bild, allarmò le autorità per un possibile attacco all’Europa da parte della Russia previsto per il 2024 e il 2025. Lo scenario di un attacco ibrido da parte della Russia nei confronti dell’Europa, inverosimile ai più, destò non poche preoccupazioni nella comunità internazionale. Nel documento si parlava del piano di Putin di sferrare pesanti attacchi cyber, e non solo, contro l’Europa, partendo dai Paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania.
Una preoccupazione simile era stata già sollevata sia dall’intelligence tedesca che da quella polacca qualche tempo fa quando si parlava di un’offensiva russa contro l’Europa in tre o cinque anni. “Tutti devono prepararsi allo scenario peggiore, come una guerra con la Russia, prima che sia troppo tardi” si disse in Svezia. Da Mosca ci furono le accuse contro la testata Bild di pubblicare fake news.
Certo è che l’intento di Putin di riprendersi con il tempo gli spazi dell’allora impero russo e i paesi confinanti non è stato mai tenuto nascosto dal leader russo, tant’è che dal suo discorso alla conferenza sulla sicurezza globale del 2007, la Russia cambiò i rapporti con Georgia, Ucraina e Kazakistan e da qui “l’intervento a fianco degli indipendentisti dell’Ossezia del sud, in chiave anti-georgiana (2008), l’annessione della Crimea (2014), l’aiuto militare per sedare proteste di piazza in Kazakistan, su richiesta del presidente kazako (gennaio 2022, poco prima dell’avvio delle operazioni in Ucraina)”. Mosca non ha necessariamente bisogno di schierare carri armati e militari, come ben sappiamo, ma può abilmente servirsi di altre armi, come la destabilizzazione politica, brogli elettorali, brogli ai referendum, manipolazione del pensiero collettivo.
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