(di Nicola Simonetti) Galeotta fu la mutazione genetica per il 60% degli europei i quali ne sono portatori ignari ed incolpevoli e, se esposti al contatto con il micobatterio responsabile della tubercolosi (TBC), rischiano di ammalarsene 60-70 volte più dei loro concittadini.
Lo hanno dimostrato Laurent Abel, Stéphanie Boisson-Dupuis et Jean-Laurent Casanova dell’l’Institut Imagine in una lavoro pubblicato su ”Science Immunology”.
Il lavoro rappresenta una riscontro all’interrogativo che, finora, non trovava risposta alla domanda sul perché queste “preferenze” del batterio per alcuni soggetti.
La pista genetica potrebbe rappresentare la chiave di interpretazione che apre lo scenario ad una deficienza immunitaria
“La nostra ipotesi – dicono infatti gli Autori – è l’origine genetica della maggior parte delle sensibilità individuali alla tubercolosi come dimostra la nostra scoperta della maggiore diffusione della mutazione omozigote (trasmessa, cioè, da ambedue i genitori) del gene TYK2, implicato nella risposta immunitaria al micobatterio della tubercolosi che moltiplica di 6-7 volte il rischio”.
Il gene suddetto è alla base della produzione dell’interferone gamma, muraglia di difesa dell’organismo contro il batterio TBC. La malaugurata mutazione genica sottrae “cemento” alla muraglia ed il batterio ha vita facile nei soggetti esposti al contatto con il batterio.
A volte (in un soggetto su 50.000), la mutazione è così forte da sottrarre tutto il cemento (inattivazione totale del gene TYK2) sì che la muraglia si trasforma in pietre senza capacità di difesa neanche contro la varietà di micobatteri normalmente inoffensivi.
Un rimedio adombrato dagli Autori è la prevenzione mediante somministrazione di interferone gamma, essendo il vaccino di cui disponiamo, pochissimo efficace in queste situazioni.